il processo
Cerignola, condanna a 6 anni per il «branco»
Violentarono 13enne la sera del 23 ottobre del 2022
CERIGNOLA - Condannati a 6 anni e 2 mesi di reclusione a testa i tre cerignolani - Domenico Tricarico ventenne, il coetaneo Domenico Longo, il ventunenne Pasquale Pepe – accusati di aver violentato una tredicenne la sera del 23 ottobre del 2022 in un garage di Cerignola. Furono arrestati dalla Polizia lo scorso 18 gennaio su ordinanze cautelari in carcere: da maggio sono agli arresti domiciliari. Si dicono innocenti, pur se si avvalsero della facoltà di non rispondere alle domande del gip negli interrogatori di garanzia: hanno assistito all’udienza senza rilasciare dichiarazioni spontanee. La sentenza di primo grado è stata pronunciata dal gup del Tribunale di Foggia Carlo Protano: la concessione delle attenuanti generiche per l’offerta di risarcimento alla vittima e lo sconto di un terzo previsto dal giudizio abbreviato ha ridotto la pena sino a 6 anni e 2 mesi.
Integralmente accolte quindi le richieste di condanna dal pm Roberta Bray e dell’avv. Matteo Perchinunno costituitosi parte civile per i genitori della vittima, cui gli imputati dovranno risarcire i danni. Il difensore dei tre, l’avv. Rosario Marino, chiedeva l’assoluzione e in subordine condanne al minimo della pena. I tre cerignolani sono accusati di violenza sessuale e di aver ceduto alla minorenne uno spinello. Nell’inchiesta è coinvolto un quarto cerignolano indagato a piede libero perché avrebbe reso false dichiarazioni agli investigatori durante le indagini.
In tre interrogatori resi durante le indagini la ragazza ha raccontato cosa successe per 50 minuti nel garage: la prima volta poche ore dopo gli abusi, quando la denuncia diede il via all’indagine di Procura e Polizia; il 2 novembre quando assistita da una psicologa e un assistente sociale fu ascoltata da investigatori e pm; l’11 aprile durante l’incidente probatorio che serve ad acquisire la prova prima del processo, quando rispose alle domande di pm, gip e difensori degli indagati che assistevano all’udienza in un’altra stanza. L’accusa poggia anche sui video registrati da una telecamera posta vicino al box teatro della violenza; intercettazioni; e messaggi telefonici.
Secondo la ricostruzione dell’accusa che ha retto al vaglio del giudice di primo grado, la ragazzina quella sera di domenica incontrò Tricarico, conosciuto precedentemente su Instagram: insieme raggiunsero il garage dove c’erano Longo (cugino di Tricarico) e Pepe. I tre imputati le passarono uno spinello di hashish. “Fecero qualche tiro, poi mi passarono la canna, mi fecero fumare e dopo un po’ iniziai a sentirmi stordita” il racconto della vittima che si sedette sul divano: a quel punto cominciarono le molestie. La tredicenne provò a ribellarsi, intimò agli imputati di non toccarla, ma fu bloccata alle spalle, denudata, minacciata di essere ammanettata se non fosse rimasta ferma, insultata, umiliata con sputi, e violentata. “Qualcuno mi teneva la schiena in modo tale che non potessi alzarmi, cercai più volte di allontanare chi mi toccava ma chiaramente la mia forza non è paragonabile a quella di un ventenne, maschio peraltro. Poi ho iniziato a essere immobile, ero completamente inesistente, speravo solo che facessero presto e finissero presto: avevo paura che se non avessi fatto ciò che volevano, avrebbero alzato le mani”, il racconto della minore.
Dopo le violenze - prosegue l’atto di accusa - le fu consentito di rivestirsi ma non di riprendersi il reggiseno, quindi fu riaccompagnata in auto: la telecamera inquadrò l’entrata di Tricarico e della vittima nel garage alle 21.07; e alle 21.58 filmò Tricarico, Longo e la ragazza mentre uscivano dal box.