Lavoro
Foggia, imprese alla canna del gas: allarme crisi energetica
Later Fiamma senza più fornitura, la Sisecam si converte al diesel per andare avanti
Caro-bollette e prezzi volatili, a farne le spese le piccole e medie aziende. Diverse le realtà foggiane che in questo fine d’anno fanno voti alle società di distribuzione di combustibili fossili affinchè non stacchino la fornitura. Una situazione kafkiana quella denunciata da Confindustria e che vede già alcune imprese del territorio alle prese con annunci ultimativi da far tremare i polsi e che mettono a rischio la sopravvivenza stessa di fabbriche e posti di lavoro. È il caso della Later Fiamma di Lucera, azienda che produce laterizi per le costruzioni e lavora con forni accesi fino a 900 gradi. «Siamo in grossa difficoltà perché Eni, il nostro fornitore, sostiene di non poterci più vendere gas. L’alimentazione dei forni si sarebbe fermata il 31 dicembre - spiega alla Gazzetta l’amministratore delegato Giuseppe Curci - ci siamo appellati a Confindustria, grazie ai buoni uffici del presidente Bonomi siamo riusciti a ottenere la proroga di un mese. Ma a fine gennaio saremo al punto di partenza se non si sbloccasse questa incredibile situazione». L’azienda lucerina occupa trenta dipendenti oltre a un gruppo di autisti, sono in gioco posti di lavoro e la tranquillità economica di «una cinquantina di famiglie», ricorda l’ad. L’Eni sostiene di avere «difficoltà con gli approvvigionamenti», rispondono fonti di Confindustria, dopo la guerra dichiarata dalla Russia all’Ucraina. I listini volatili di questi tempi impediscono di fissare un prezzo stabile come accadeva un tempo con i contratti pluriennali. Si va avanti di rinnovi di mese in mese per le aziende più grandi, le piccole si arrangino.
«Eni (oggi Plenitude: ndr) non fa più nuovi contratti da aprile - sostiene Curci - abbiamo chiesto di poterci associare ad altri gruppi energetici, ma invano. Non vedo schiarite a breve, se il governo non ci dà una mano sarà dura ripartire. Bisogna calmierare i prezzi».
Altre aziende in Capitanata cercano di correre ai ripari. Alla Sisecam di Manfredonia (vetro flat per costruzioni) è invece in corso un costoso processo di riconversione dal gas al diesel per non spegnere gli impianti e mandare a casa 250 lavoratori. Quadro in evoluzione, oltretutto il ricorso al diesel per quanto sia dettato dall’emergenza obbliga l’azienda a fare nuovi investimenti sulla linea di produzione e determina problemi di inquinamento che con il gas si era riusciti finora a minimizzare. Problemi anche alla Ati Sale con la fornitura di energia elettrica. Scenario comunque in movimento, se non esiste un allarme generalizzato è solo perché le imprese cercano ognuna al proprio interno di trovare una soluzione per andare avanti, confidando che la guerra prima o poi finirà.