Il caso

Cerignola, «Abbiamo perso un milione. Presi 70mila euro per le spese ma siamo in quindici...»

Redazione online

Il colpo all'Ivri e il rammarico dei banditi per l'assalto fallito il 10 agosto 2020 sull'A14

CERIGNOLA - «I rapinatori erano almeno 6. Ce n’era uno che parlando in cerignolano gridava agli altri: “avete aperto il varco, avete aperto il varco?”» (da cui fuggire a assalto portato a termine ndr). «Era il più alto del gruppo, mi è sembrato che fosse lui a dare le direttive agli altri. Ho notato che aveva una stempiatura e i capelli corti e brizzolati, di carnagione scura come gli occhi».

E’ il racconto fatto ai poliziotti da una delle tre guardie giurate che viaggiavano sul furgone blindato della società “Ivri Sicuritalia” assaltato il pomeriggio del 10 agosto 2020 sul tratto cerignolano dell’autostrada A/14; trasportava un milione di euro e la banda riuscì a impossessarsi soltanto di 70mila euro sia perché al momento dell’assalto i vigilantes azionarono il sistema di sicurezza spumablock che riempie di schiuma la cassaforte del blindato sia perché i rapinatori si accorsero dell’arrivo di un furgone della Polizia e fuggirono. Per questo assalto sono indagati 2 dei 17 arrestati del blitz di 3 giorni fa.

Un’altra delle guardie giurate in servizio quel giorno riferì agli investigatori di aver “visto sicuramente tre rapinatori. Due si sono posizionati davanti al furgone e hanno sparato contro il parabrezza. Uno calzava cappello con para-orecchie, occhiali protettivi da lavoro, scaldacollo nero che gli copriva parzialmente il volto. Un altro parlava al telefono” (dava ordini ai complici) “vestito di nero, quando parlava aveva un’inflessione dialettale di questa zona. Da una Alfa romeo rossa ho visto due persone con passamontagna sporgersi dai finestrini anteriore e posteriore e sparare con dei mitra contro il blindato su cui c’ero io e i miei due colleghi”.

Per dare un’idea della forza messa in campo dal commando, sul posto la Polizia ritrovò 8 mezzi tra auto e camion molti dei quali bruciati, tutti mezzi risultati rubati. A distanza di 7 mesi dall’assalto sull’autostrada, la Polizia il 10 marzo 2021 intercettò Salvatore Bruno mentre parlava con Gianfranco Specchio (i due cerignolani sono stati arrestati nel blitz del 3 novembre), della rapina al portavalori, secondo l’interpretazione dell’accusa di quel colloquio. Salvatore Bruno: “Ho perso un sacco di soldi, compà. L’ultimo lavoro che facemmo, dobbiamo prendere un milione”. Specchio: “Quelli quanto presero?”. Bruno: “Che prendemmo, 60/70mila euro, togliemmo 20/30mila euro di spese. Quanti eravamo? 15 persone, era agosto a Canosa. Il furgone della Ivri era bianco”.

Il gip del Tribunale di Foggia firmatario dell’ordinanza cautelare nei confronti dei 17 indagati dell’indagine di Procura e squadra mobile foggiana, ha posto l’accento sulla “dovizia di particolari raccontati da Salvatore Bruno e che sono costituiti dalla somma trasportata, 1 milione, e da quella asportata, 70mila euro, che coincidono con quanto affermato dal responsabile della Ivri sul denaro che c’era nel blindato; dal luogo e periodo in cui avvenne l’assalto, datato agosto 2020 sulla corsia sud dell’autostrada A/14 in agro di Canosa; dal colore del blindato e dal riferimento all’istituto di vigilanza; dall’indicazione di una delle auto usate nell’assalto, una Fiat Punto Sole rubata nei giorni precedenti a San Ferdinando di Puglia e abbandonata sul luogo della rapina”. 

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