il tema
«Cop30» e norme UE, la sfida ecologia abbia (davvero) inizio
La Politica Europea, vittima, innocente o no, delle potenti lobbies di stanza a Bruxelles deve lasciare libera la ricerca, deve incentivare tecnologie alternative bloccate spesso da interessi specifici di grandi aziende o degli stati nazionali
L’ Europa deve affrontare un serio problema di competività nella geoeconomia condizionata dalla geopolitica . Dopo i rapporti Draghi e Letta solo timidi passi in avanti , quando sarebbe necessario correre. Competività, cambiamenti normativa alla transizione energetica, blocco della Direttiva sulla Due Diligence per la Sostenibilità sono i temi da affrontare e risolvere a cura dei 27 , della Commissione , del Parlamento Europeo.
Le regole servono ma di regole troppo infette da burocrazia stiamo come popolo Europeo morendo . È il momento del salto in avanti della Politica che deve sbloccare lacci e lacciuoli condti di contenzioso ed attivare la ripresa industriale Europea , opportuna per destra ,centro ed anche sinistra.
L'Europa perde terreno rispetto a USA, Cina, ai maggiori paesi industrializzati per i suoi costi elevati , per assurde normative, per cambiamenti di scenario che non tranquillizzano gli investitori europei ed extraeuropei. L'Europa deve adottare una visione ambientale più ampia, soluzioni tecnologiche alternative a preconcetti per ridurre le emissioni clima alteranti, puntando ad una transizione energetica più bilanciata, più conveniente al clima ma anche alla impresa .
Il divario tecnologico ed economico con USA e Cina sta crescendo, abbiamo costi elevati per l'energia, per un lavoro pagato troppo perchè povero di produttività tecnologica , per leggi e regolamenti europei problematici per chi vorrebbe investire .
Emblematico il caso sottolineato dalla Corte dei Conti Europea sull' idrogeno verde tanto finanziato, tanto osannato: costa troppa produrlo e trasportarlo ed allora accettiamo l'idrogeno prodotto dal gas metano. Discorso identico vale per il CCS , gli impianti di cattura e sequestro della anidride carbonica, per il ricircolo chimico delle plastiche .
La Politica Europea , vittima, innocente o no, delle potenti lobbies di stanza a Bruxelles deve lasciare libera la ricerca, deve incentivare tecnologie alternative bloccate spesso da interessi specifici di grandi aziende o degli stati nazionali.
La libertà di innovare, di fare impresa mobiliterà con le nuove idee l'interesse del mercato producendo leve economiche di supporto al nuovo. Decarbonizzare non deve tradursi in deindustrializzare, riusciremo a traguardare il «net zero» al 2050 se faremo innovazione rispettosa dell'ambiente. Comincia a circolare in Europa qualche buona notizia: i 27 hanno fatto approvazione unanime sui cambiamenti di principio al «Green Deal» , invece sulle quote di emissione nel tempo Ungheria, Slovacchia, Polonia pensierose per le aziende nazionali, hanno votato contro ma i numeri sono passati a maggioranza qualificata . L'Europa si presenta a COP30 con un principio vincolante al 2040 , ridurre dell'85% le emissioni con riferimento ai livelli di emissioni preindustriali , conseguendo un ulteriore 5% mediante acquisto di crediti di carbonio internazionali. Il costo previsto è di 500 miliardi di euro per ciascuno dei 15 anni sino al 2040 , problema di disponibilità economica assolutamente di non facile soluzione.
La COP 30 fortemente voluta dal Presidente Lula da Silva a Belem, al confine con l'Amazzonia , cuore verde del Pianeta , cade a 10 anni dall' Accordo di Parigi che impegnava i paesi sottoscrittori a mantenere il riscaldamento globale entro 2°C rispetto ai valori preindistriali. Le prospettive non sono rosee, il Presidente Trump ha cancellato gli impegni assunti dal suo predecessore Biden dimenticando che gli USA sono il secondo paese dopo la Cina per quantità di emissioni, l'India che ha fame di energia continua come la Cina a bruciare carbone.
Speriamo insieme ai paesi poveri, che più patiscono il cambiamento climatico, che la sfida ecologica abbia dalla geopolitica orchestrata dai paesi ricchi non le solite dichiarazioni di facciata ma fatti concreti.
È la «COP della Attuazione» come l'ha battezzata il governo Brasiliano del Vecchio Presidente Lula ?