L'analisi

La sindrome di Alice, nuovo vizio dei politici pugliesi

Pierfranco Bruni

Ovvero Alice non vive più nel Paese delle Meraviglie. Ha capito anche lei il trucco e il vissuto della politica è politica già vissuta

Anche la Puglia vive la sindrome di Alice. Ovvero Alice non vive più nel Paese delle Meraviglie. Ha capito anche lei il trucco e il vissuto della politica è politica già vissuta. A poco meno di un mese delle elezioni Regionali il trambusto e la confusione è sempre la solita ripetizione. Non siamo come in letteratura che la ripetizione è tutto. In politica la ripetizione ha la noia di ogni campagna elettorale i cui obiettivi non hanno più una nobile origine. Ma interessi.

In politica però l'interesse è tutto. Soprattutto da quando i processi politici hanno perso il pensare antico della coerenza del rispetto e la coerenza delle idee. La modernità ha anche questo vizio estremo della perdita di un valore forte qual è la tradizione del sapere.

Una candidatura è una scommessa. Non si giudica sulla capacità ma sulle appartenenze cangianti. Come le società che vivono le transizioni anche la politica ha nel suo interno modelli transitivi. Ovvero cambi di casacca o elegantemente posizionamenti. Il nostro tempo forse necessita anche di questo.

La Puglia non è immune da ciò. Ma c'è una questione di fondo. Sono finite le competizioni a suon di idee. È sopraggiunto il «duello», nelle stesse compagni, a suon di individualismi. Soprattutto a sinistra abbiamo assistito alla disputa dei «poteri forti» che non si rassegnano a cedere il passo. Pur restando nello stesso schema geografico di alleanze o addirittura di partito. A destra è un navigare tra onde incerte e distrazioni paradossali.

Ciò significa che manca un sostrato di idee o un monolitico pensiero se non ricordo appunto individuali. Il fatto è che dopo aver rivestito incarichi di prestigio cercare di ritornare a competere nuovamente per le stesse cariche mi sembra un fatto anacronistico. È come se sotto il ponte non siano passate generazioni e anni che non sono passati invano. Fai come vuoi ma la scacchiera deve restare sempre quella. Che entusiasmo e passione può esserci se non ritornare a rivestire potere.

Il solo a non invecchiare sarebbe la corsa al potete. Perché questo? Non ci sono alternanze? Ma chi riveste già un incarico perché deve puntare ad altro? Un euro deputato in carica perché dovrebbe puntare ad altro? Un Sottosegretario di Stato perché dovrebbe correre per la Presidenza di una Regione? Perché non porta a termine il proprio incarico? Sono domande che mi «affliggono» (per un modo di dire).

Anche Alice ha compreso che raddoppiare il potere è un vizio. E le virtù? Insomma è incomprensibile tutto ciò sul piano di un ragionamento fuori dai Palazzi. Per chi abita i Palazzi forse è un fatto naturale. Per me e per gran parte di una cittadinanza non lo è.

Privacy Policy Cookie Policy