L'analisi
L’omicidio di Charlie Kirk in un mondo in cui troppi soffiano sull’odio
Con 14 milioni e mezzo di follower sui social, era uno di quelle persone che magari nel giro di un decennio o poco più avrebbero potuto candidarsi alla Casa Bianca
Ecco, ci mancava soltanto che Tyler Robinson, il giovane assassino di Charlie Kirk scrivesse sui proiettili destinati all’omicidio: «Bella ciao, bella ciao, ciao, ciao». Non l’avesse detto il governatore dello Utah, probabilmente poco informato della storia e delle polemiche italiane, sarebbe sembrata una sgradevole provocazione. Invece è andata così, con l’aggiunta di un’altra dedica su un altro proiettile: «Hey, fascista, beccati questa».
I dettagli sulla premeditazione e sulla preparazione dell’attentato e l’accurata incisione della rivendicazione politica sui proiettili, dimostrano a che punto siano arrivate le campagne di odio negli Stati Uniti, mentre risulta ridicola la protezione assegnata a Kirk, visto che sui tetti vicini al luogo dell’attentato avrebbe dovuto esserci almeno un poliziotto invece dell’assassino.
Kirk era un giovane molto intelligente, molto motivato. Con 14 milioni e mezzo di follower sui social, era uno di quelle persone che magari nel giro di un decennio o poco più avrebbero potuto candidarsi alla Casa Bianca. Nell’attesa, aveva dato a Trump una mano molto più che simbolica.
Era certamente un provocatore, antiabortista e razzista in termini estremi. Ma giocava pulito. Il suo slogan era: «Dimmi dove sbaglio». Sollecitava e accettava confronti con chiunque dovunque. Il giovane padre col quale Kirk stava parlando del momento dell’attentato ha detto di essere andato all’università proprio per confrontarsi con uno che la pensava all’opposto.
Non sappiamo che cosa accadrà nei tre anni e mezzo che ci separano dalle prossime elezioni presidenziali americane. Visto il clima, sarebbe un miracolo se non ci fossero altri episodi del genere.
Ma a noi interessano soprattutto i riflessi italiani della vicenda. I movimenti studenteschi Osa e Cambiare rotta che hanno pubblicato una foto di Kirk a testa in giù, scrivendo come didascalia: «Meno 1. Oggi è un giorno meno buio», incitano oggettivamente a moltiplicare episodi del genere – anche in Italia - perché a loro giudizio Kirk non è il solo a rappresentare certe posizioni.
Quando è avvenuto il delitto, nell’università dello Utah era in corso un dibattito. Ebbene questo in Italia non sarebbe possibile. Non solo un Kirk italiano non avrebbe facoltà di parola in un ateneo o anche in un semplice liceo, ma nel novembre del 2007 fu vietato addirittura a Papa Benedetto XVI di parlare alla Sapienza di Roma. In un mondo in fiamme, chi dovrebbe tenere la testa ben piantata sulle spalle a cominciare dai politici, deve pesare moltissimo le parole. Il sogno sarebbe di rispettare il monitor del governatore dello Utah: «I social media oggi sono un cancro. Vi incoraggio a disconnettervi, stare con la vostra famiglia e toccare l’erba».