la riflessione
La Puglia dei top manager e quel «vento» che ora deve tornare a soffiare
Ci sono storie professionali che non parlano soltanto di risultati individuali, ma anche delle radici da cui tutto è cominciato.
Ci sono storie professionali che non parlano soltanto di risultati individuali, ma anche delle radici da cui tutto è cominciato. Antonio Filosa, oggi alla guida di Stellantis, e Luca de Meo, manager tra i più stimati d’Europa, recentemente nominato Ceo del gruppo Kering, condividono un’origine geografica e culturale che lascia il segno: la Puglia.
Filosa è cresciuto a Ostuni, de Meo è figlio di genitori pugliesi. Entrambi hanno frequentato eccellenti università del Nord Italia - il Politecnico di Milano per l’uno, la Bocconi per l’altro - e hanno costruito carriere internazionali che li hanno portati ai vertici di due mondi diversi ma complementari: l’automotive e ora, nel caso di de Meo, il lusso globale. Eppure, se si osservano con attenzione i loro percorsi, si intravede qualcosa in comune che va oltre i titoli e le tappe professionali.
Questi percorsi letti in controluce suggeriscono, infatti, come la Puglia abbia saputo contribuire, nel tempo, a fornire un impasto solido fatto di valori tradizionali, senso della misura, spirito di sacrificio e un’apertura al mondo concreta e curiosa, che oggi più che mai rappresentano una base fondamentale per formare leader capaci di affrontare sfide globali. Una leadership che non si esprime solo nei risultati economici, ma anche nella capacità di leggere i contesti, creare visioni, costruire alleanze. Il tratto distintivo non è l’aggressività, ma la solidità. Non l’urgenza di apparire, ma la determinazione a durare.
Non si tratta di caso. Esiste, in Puglia, una forma culturale che ha coltivato questa visione. Lo aveva intuito con forza Franco Cassano, nel suo celebre saggio Il pensiero meridiano, quando invitava a smettere di guardare il Sud come un luogo da «recuperare» al modello del Nord. Al contrario, proponeva di riconoscere al Sud una differenza generativa: un altro modo di concepire il tempo, i rapporti, le priorità. Un modo meno impaziente, più profondo, più radicato. Non più Sud come periferia, ma Sud come centro di pensiero. Un Sud che, se ascoltato, può produrre cultura politica, economica e sociale. E - come dimostrano questi casi - anche competenza manageriale.
A questa intuizione si è affiancata, per un periodo intenso e fertile, una politica pubblica capace di crederci. Basti ricordare il programma «Bollenti Spiriti», promosso da Guglielmo Minervini, che ha fatto della Puglia una delle prime regioni italiane a investire in politiche giovanili innovative, partecipate, inclusive. Molti professionisti e manager oggi attivi in Italia e nel mondo hanno trovato in quella stagione una prima occasione, uno spazio di fiducia, un campo aperto per coltivare visioni.
Oggi, con la prospettiva di una nuova stagione politica che potrebbe essere guidata da Antonio Decaro, si avverte la speranza di rinnovare quell’energia collettiva che aveva contraddistinto la prima «primavera pugliese», con l’ambizione di rimettere al centro i talenti, la cultura dell’innovazione e la fiducia nelle nuove generazioni.
La lezione è chiara: la Puglia può e deve essere riconosciuta non solo come terra di partenza o di ritorno, ma come origine di un’identità professionale e culturale che si porta con sé, ovunque si vada. La «pugliesità» non è un’etichetta geografica: è un patrimonio di sguardi, di relazioni, di misura. È un modo di essere che si rinnova nei luoghi più diversi, in chi decide di restare e in chi parte per fare altrove la differenza.
Non è un caso che, proprio in questi giorni, l’Associazione Pugliesi - una delle realtà più attive di connessione fra chi è partito e chi è rimasto - si riunisca per il suo incontro annuale. Sabato a Ceglie tante storie e percorsi diversi torneranno a intrecciarsi, a testimonianza di un legame che resiste alla distanza e si rinnova ogni volta che si trova il tempo di raccontarsi.
Perché non basta celebrare le eccellenze partite o influenzate dalla Puglia. Occorre creare le condizioni perché quei legami diventino costantemente un’energia fertile, capace di generare nuove opportunità.
La storia di Filosa e de Meo ci dice che si può partire dalla Puglia e arrivare ovunque. E che è nostra responsabilità fare in modo che la Puglia resti un luogo da cui si parte e a cui si torna, ma soprattutto un modo di essere che accompagna ovunque.