la riflessione

Il Pd e il riarmo europeo: quando le idee sono poche e soprattutto confuse

Biagio Marzo

Hanno votato a favore dì ReArmEurope circa 90% dei socialisti e socialdemocratici europei, mentre si è scisso in due il Partito democratico: 10 europarlamentari pro e 11 astenuti.

Hanno votato a favore dì ReArmEurope circa 90% dei socialisti e dei socialdemocratici europei, mentre, si è scisso a due tronconi il Partito democratico: 10 europarlamentari pro e 11 astenuti. Tra questi, Lucia Annunziata, dagli «atlantisti» è passata ai «panciafichisti», per via di un rigurgito dell’anima comunista de Il Manifesto e ha votato, di conseguenza, con gli 11.

Gli «atlantisti» si sono mossi lungo l’alvo della tradizione del socialismo europeo: Helmut Schmidt e Bettino Craxi docet. I leader tedesco e italiano seppero opporsi all’istallazione dei missili nucleari SS20 sovietici, negli anni a cavallo tra il ‘70 e ‘80. Secondo il mantra narrativo, l’istallazione dei missili ebbe un ruolo chiave nella politica di difesa europea e nella relazione tra gli Stati Uniti e l’Europa nel corso della Guerra Fredda. Allora a capo dell’Urss c’era Il comunista Brezhnev e oggi al Cremlino c’è Putin. L’ ultima dimostrazione di forza dell’Urss di Breznev, dopodiché il crollo del comunismo.

Lo sforzo sostenuto per la costruzione del nuovo armamento missilistico, e non solo, portarono al default economico. Dunque, all’implosione del sistema sovietico, c’era a capo del PCUS, Michail Gorbachev. La dura lezione della storia insegnerà pur qualcosa, ma, a ben vedere, pochi la imparano.

Se Atene piange, Sparta non ride. Manco la coalizione di maggioranza se la passa bene. FdI di Giorgia Meloni ha votato sì al ReArmEurope e si è astenuta sugli aiuti a Kiev e FI di Antonio Tajani ha votato a favore ad entrambe le mozioni e la Lega contro l’una e l’altra.

La frantumaglia di posizioni si è avuta nell’opposizione: il M5s e Avs contro e - come visto - Pd diviso come il delta di un fiume. Elly Schlein ha suscitato un dibattito significativo sulla sua politica europea, con posizioni che hanno ricevuto, innanzitutto, critiche. La Schlein, in qualità di segretaria del Pd, ha assunto una posizione critica nei confronti del piano «ReArmEurope», una strategia europea mirata al potenziamento delle capacità di difesa degli Stati membri in risposta alla crescente minaccia geopolitica, in particolare dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Questa postura ha causato una spaccatura interna al Pd, riflettendo una divisione ideologica tra le varie componenti del partito su temi come la difesa e il ruolo dell’Europa in materia di sicurezza.

Lei, Elly Schlein, propone che ci sia un piano comune del ReArmEurope e non piano per singolo Stato, non tenendo conto che è il primo passo e con il secondo passo si arriverebbe alla difesa comune europea. Insomma, step by step. La segretaria Dem e non solo si impiccano sulla parola riarmo. Dentro al Nazareno alcuni dirigenti e nel mondo dei radical chic preferirebbero i sinonimi e molti altri i contrari. Elly Schlein ha espresso critiche nei confronti del piano di armamento dell’Italia e del ruolo della Nato, sostenendo una posizione più pacifista e orientata alla diplomazia.

Ancora di più ha sollevato dubbi sull’aumento delle spese militari, soprattutto in un contesto in cui, a suo avviso, dovrebbero essere prioritarie altre questioni come il welfare, la sanità, il salario minimo, l’ambiente e la lotta alle disuguaglianze. La cultura woke è dura a morire. Peraltro, ha criticato l’accento posto sull’incremento degli armamenti, soprattutto in seguito alla crisi in Ucraina, sostenendo che l’Italia e l’Europa dovrebbero puntare maggiormente su una strategia diplomatica per risolvere i conflitti. In particolare, la sua preoccupazione è che l’aumento delle spese militari rischi di sottrarre risorse ad ambiti cruciali per il benessere dei cittadini. Riguardo alla Nato, Schlein ha espresso riserve sull’eccessiva dipendenza dell’Italia e dell’Europa dall’alleanza atlantica e ha spinto per una maggiore autonomia strategica dell’Unione Europea. Pur non essendo contraria all’adesione dell’Italia alla Nato, ha sottolineato la necessità di evitare che l’allargamento dell’alleanza e l’aumento delle spese militari conducano a un’escalation delle tensioni globali, soprattutto con la Russia. Schlein promuove una visione che enfatizza la necessità di risolvere le crisi internazionali attraverso il dialogo e la cooperazione multilaterale.

Il paradosso è che la politica estera è l’architrave di una coalizione e di un partito. E, comunque, dovrebbe essere la linea politica di tutta la comunità Pd, composta da dirigenti, eletti ed elettori e militanti, tuttavia, la Schlein, in solitudine o insieme al suo cerchio magico, la decide, senza dibatterla negli organi di partito. Ragion per cui, al Parlamento di Strasburgo il gruppo europarlamentare si divide e il Partito democratico si mette ai margini del Partito socialista europeo.

Privacy Policy Cookie Policy