Domenica 07 Settembre 2025 | 06:31

Lep, soldi e autonomia: niente giochetti sulla pelle del Sud

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Lep, soldi e autonomia: niente giochetti sulla pelle del Sud

Quando si parla di diritti del Sud, si parla di diritti essenziali, non di una fontana monumentale più bella

Venerdì 25 Ottobre 2024, 13:00

Ah, ma se ci sono i soldi per fare giustizia al Sud, nessun problema con l’Autonomia differenziata. Ci sarebbero, lo ha detto il ministro Calderoli a Bari: «Voglio pensare non solo a definire i diritti del Sud, ma anche a finanziarli». Benché l’attuale e la penultima Legge di Bilancio abbiano detto che tutto debba avvenire in «invarianza di spesa», cioè senza una spesa in più. Arrivando a una sorta di miracolo laico: accerto che il Sud è stato penalizzato rispetto al resto del Paese (cui è andata la più alta «spesa storica»), calcolo a quanto ammonta questa penalizzazione, devo rimediare ma non ho un euro supplementare per farlo. Allora, secondo la legge della logica, tolgo a chi ha avuto di più e do a chi ha avuto di meno: cioè provoco una guerra civile. In un altro momento (si va a momenti) Calderoli aveva detto: le Regioni ci pensino da sé riducendo i loro sprechi. Altro tentativo di guerra civile.

Quando si parla di diritti del Sud, si parla di diritti essenziali, non di una fontana monumentale più bella. Si parla di sanità, scuola, asili nido, trasporti pubblici locali, assistenza agli anziani. Cioè si parla di servizi pubblici che lo Stato ha finanziato al Sud meno che altrove, con la più grande auto-violazione della Costituzione nella storia del genere umano. Si parla di qualcosa che incide da decenni sulla qualità della vita del Sud, non su qualche piacere del sabato sera. Si parla di cittadini che non hanno potuto curarsi come gli altri, si parla di bambini che non hanno potuto istruirsi come gli altri, si parla di viaggiatori che non hanno avuto treni come gli altri. Si parla di diversamente italiani rispetto agli italiani.

Ora si dovrebbe poter rimediare non grazie alla maggiore autonomia delle Regioni, ma definendo questi fabbisogni del Sud sia pure come bagaglio appresso di quella autonomia alle Regioni del Nord che l’hanno chiesta. Va tutto bene, purché si faccia. Il ministro Calderoli vuole una valutazione indicativa? Secondo i Conti Pubblici Territoriali (roba del ministero del suo collega Giorgetti) ogni anno vengono sottratti al Sud 60 miliardi, perché per ogni cittadino meridionale lo Stato spende meno che per ogni cittadino centro-settentrionale.

Lo confermeranno appunto i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) che lo stesso Calderoli ha annunciato come pronti addirittura a dicembre. Anzi dovranno essere Lup, livelli uniformi. Perché altrimenti si potrebbe dare alla Puglia e alla Basilicata un ospedale in più a testa dicendo che è l’essenziale per loro, mentre alla Lombardia se ne danno due. No, l’essenziale deve essere calcolato sul numero di cittadini, non con regole da gioco delle tre carte. Perché qualche trucchetto è già spuntato: tipo dire che si deve tener conto delle Regioni dove la vita costa di più. Costo su cui che lo stesso Istat (Istituto di statistica nazionale) ha messo in guardia: se un veneto ordina un caffè corretto alla grappa e un calabrese un caffè e basta, il veneto potrà lamentarsi di aver pagato di più? Così avviene finora.

Tutto il resto, è Cosa Loro. L’Italia, una e indivisibile, vuole frantumarsi in ventuno repubblichette che varranno sul piano internazionale come il due di spada? Faccia pure questo governo con la sua Lega. La premier Meloni ritiene che l’Autonomia è una «occasione per tutti i territori»? Chi ha la maggioranza elettorale nel Paese ha diritto di dirlo (anche se, secondo un sondaggio della Ghisleri, solo tre italiani su dieci sono favorevoli a questa autonomia). E chi governa ha diritto di farsi saccheggiare i suoi poteri (e doveri) da Regioni che, come il Veneto, ha già chiesto di farsi la sua sanità e la sua scuola sottraendoli allo Stato. E chi governa ha il diritto di svuotare l’amministrazione centrale a favore delle amministrazioni locali, facendo di Roma una capitale solo onoraria e dell’Italia una Babele. E chi governa con una coalizione ha diritto di creare malcontenti nella sua stessa coalizione.

Solo gossip? Mah, è stato il vicepremier Tajani a dire che ciò che va in periferia si toglie al governo e al Parlamento. È stato lo stesso Tajani a dire giù le mani delle Regioni dal commercio estero (sua competenza). È stato il ministro Musumeci a ringhiare che chi vuole prendersi la protezione civile (sua competenza) attenta alla sicurezza nazionale (il governatore veneto Zaia gli ha risposto: «Stia tranquillo, nessuno gli porterà via la scrivania»). E sarebbe interessante sapere cosa ne pensa il ministro Piantedosi dei Vigili del fuoco sottratti alla sua responsabilità. Mentre è in corso una battaglia sulla Corte Costituzionale (che dovrà decidere sui referendum contro l’Autonomia): chi ci mettiamo perché li si bocci?

Tutto questo non perché si riconosca al Sud quanto finora gli è stato negato (se avviene, deo gratias). Ma anzitutto perché chi ha avuto di più cerca di avere ancora di più. Fanno il Caos e lo chiamano Autonomia.

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