L'analisi

Un carico di imprevisti e la gioia del luna park può diventare terrore

Enzo Verrengia

L’incidente alla giostra di San Severo trasforma in attimi concitati la gioia dei bambini in urla di terrore, panico, feriti, anche gravi

L’incidente alla giostra di San Severo trasforma in attimi concitati la gioia dei bambini in urla di terrore, panico, feriti, anche gravi. È l’ennesima variante del tema sul quale si sono spesi, fra gli altri, Ray Bradbury e Stephen King: la paura al luna park. Ma qui converge anche una tendenza che da decenni ha preso piede in quella che potrebbe definirsi con un titolo emblematico di Ernest Hemingway, festa mobile. Impianti sempre più complessi, dalle tecnologie avanzate, vengono smontati e rimontati per seguire il flusso delle celebrazioni patronali che si allineano l’una dopo l’altra, non sempre in zone contigue. Così le carovane che trasportano ottovolanti, toboga, macchine degli scontri, spirali di scontri aerei e quant’altro percorrono strade e autostrade, lungo le quali cavi, bracci, piattaforme e tutto quello che occorre per mettere su delle Disneyland in miniatura e provvisorie viene sottoposto a sollecitazioni aerodinamiche, rimbalzi su tratti di asfalto sconnesso ed eventuali intemperie. Un carico di imprevisti di cui fa le spese la sicurezza.

L’estate scorsa accadde a San Pietro in Bevagna, marina di Manduria, dove una quattordicenne fu sbalzata dall’abitacolo di una struttura sopraelevata detta Swing, e andò a urtare contro componenti metalliche, precipitando poi al suolo priva di sensi. Nell’ottobre del 2023 si verificò qualcosa di peggiore a Fasanolandia, il parco divertimenti dello Zoosafari di Fasano. Due donne e un bambino riportarono ferite in seguito al blocco improvviso delle montagne russe, con relativa collisione tra i vagoncini. Più indietro nel tempo (2019), a Ruvo, una ragazza compì un volo inatteso di due metri, perché quando scendeva da una giostra cadde nel baratro interposto posto fra la pedana e la protezione.

Sembrano riproduzioni in scala minore di Rollercoaster - Il grande brivido, film del 1977, diretto da James Goldstone, dove un giovane psicopatico dinamitardo piazzare ordigni a catana nei parchi giochi, provocando morti e distruzione. L’esatto contrario di Giorno di festa, il primo lungometraggio di Jacques Tati, girato dal 1947 al 1948 e uscito nel 1949. Lo straordinario maestro di comicità francese vi coglieva lo spirito bucolico, ameno e solare di un’umanità risorta come la fenice dalle ceneri della guerra, appagata con poco: il palo della cuccagna, qualche innocua attrazione e moderate bevande.

Oggi la popolazione è mutata nella genetica e nei comportamenti. Quando il lavoro si estingue nella produzione a costo zero e sale l’ansia consumista, la festa è tutti i giorni. Quella patronale diviene un evento caleidoscopico, digitale, mediatico. Gli arcobaleni elettronici delle luminarie aggiungono colori a un ambiente che già nella quotidianità somiglia a un contenitore di effetti speciali. Dai palchi delle band si alzano laser che solcano la notte per lanciare segnali nel cosmo. I fuochi d’artificio sono virtuosismi grafici che competono con le costellazioni della primavera. Fra i gadget in vendita, spiccano i palloncini a forma di smartphone. Le melodie delle bancarelle, insieme alle spezie e alla bigiotteria, evocano altre culture, del tutto slegate da quella locale. È l’epoca della tecnofesta, che riproduce nella realtà i paesaggi ipercinetici dei videogiochi, le foreste virtuali attraversate da Lara Croft. Allora l’equilibrio è fragile. Una goccia di pioggia, una fiammata dalle luminarie che vanno in corto circuito, un guasto meccanico e la folla in cerca di divertimento diventa un gigantesco organismo in pericolo.

A questo punto viene da rileggere Homo ludens, di Johan Huizinga, il testo fondamentale per comprendere il rapporto dell’uomo con il divertimento e la funzione di quest’ultimo: «Gioco non è la vita “ordinaria” o “vera”. È un allontanarsi da quella per entrare in una sfera temporanea di attività con finalità tutta propria. Già il bambino sa perfettamente di “fare solo per scherzo”». Sennonché, la tecnologia avanzata delle giostre irrompe nella finzione con il rischio concreto.

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