Il commento

Frane, disagi e chiusure; quelle ferrovie del Sud figlie di un «dio minore»

Onofrio Introna

La Puglia separata dal resto del Paese sui binari: ci aspetta una Pasqua senza treni o con i convogli a singhiozzo, alternati a passaggi in bus

La Puglia separata dal resto del Paese sui binari: ci aspetta una Pasqua senza treni o con i convogli a singhiozzo, alternati a passaggi in bus. Al peggio non c’è fine: sulle ferrovie del Meridione, già figlie di un dio minore dall’Unità d’Italia, si abbattono altre avversità in questi giorni, la frana che ha interrotto la Caserta-Foggia in Irpinia e i lavori nel tratto appulo-molisano-abruzzese della linea Adriatica.

Piove sul bagnato, anzi, smotta l’Appennino tra Ariano Irpino e Montecalvo (dal 2 marzo, i tecnici hanno previsto la ripresa della circolazione non prima di un mese, intanto autobus navetta per scavalcare il dissesto e deviazioni via Potenza). Ci si mettono anche i lavori di Rfi tra San Severo e San Vito Lanciano, in preparazione del raddoppio dei binari tra Termoli e Ripalta. Un’opera essenziale, finalmente, ma intanto la tratta di Trenitalia resterà interrotta dall’8 al 19 aprile anche sulla Lecce-Bologna. Andare dal Salento a Roma o verso il Centro-Nord sul versante adriatico sarà un’avventura a lento moto, degna del Grand Tour in carrozza degli intellettuali europei de Sette-Ottocento, Goethe compreso.

E la Puglia resterà ancora più sola, lontana, difficilmente raggiungibile in treno, mentre schizzano alle stelle i prezzi delle percorrenze ferroviarie e dei voli, per «ricaduta», è il caso di dire con ironia, macabra, ma efficace. È la cinica legge del mercato: quando decolla la domanda, l’offerta aumenta i prezzi. A prenderla con spirito, si direbbe che questa paralisi-disarticolazione-rincaro dei trasporti stia anticipando sulle rotaie i disastri dell’Autonomia differenziata, offre una prima immagine dell’isolamento del Sud dal Nord.

Inoltre, parte di queste interruzioni, dei trasbordi su ruote e dei ritardi si verifica sotto le festività pasquali, periodo di spostamenti familiari e turistici. Tante lavoratrici e lavoratori, studentesse e studenti, mariti, mogli, figlie e figli dovranno restare al Nord, a meno di non affrontare spese esagerate o ricorrere alle vecchie fedeli autostrade. Invece i vacanzieri fanno presto a cambiare meta del weekend oversize di Pasqua e Pasquetta, con tanti saluti agli incolpevoli operatori turistici pugliesi. Senza dimenticare che anche a prescindere dalla circostanza pasquale, i collegamenti ferroviari ad handicap provocano danni e preoccupazioni ai territori, alle imprese, al commercio, ai bilanci economici di tutti. E non si potrà tirare un sospiro di sollievo nemmeno quando il grosso dei lavori urgenti sarà ultimato, perché rallentamenti e contrattempi continueranno, per via delle opere complementari necessarie (viabilità, sotto servizi, infrastrutture...).

Come al solito, purtroppo, noi meridionali e in particolare pugliesi siamo «alle pezze», incolpevoli e beffati, perché non si tratta di fatalità impreviste ma di una calamità annunciata, figlia dell'inoperosità di tanti e per tanto tempo, con gli ultimi ancora più colpevoli. Tutto questo infatti non succede a caso, ci sono pesanti responsabilità e chiari colpevoli, che non si chiamano piogge eccezionali, dissesti imprevedibili, lavori straordinari, ma sono politici nazionali di vertice, amministratori retribuitissimi, di oggi e di ieri. Sul banco degli imputati metto il management delle Ferrovie e il Governo in carica, con la complicità di tutti gli esecutivi precedenti, di ogni colore.

Questa tragedia ferroviaria incruenta nasce dai ritardi criminali recidivi, dall’indifferenza con sui si è guardato e si guarda agli interessi del Mezzogiorno. I diritti legittimi del Sud sono stati sempre irresponsabilmente trascurati. Si sapeva da decenni che il Beneventano è a forte rischio idrogeologico, ma invece d’intervenire le Amministrazioni ferroviarie hanno atteso la frana. Ci sarà mai uno Stato che tutelerà i pugliesi, i meridionali, i passeggeri in genere? Che vorrà intervenire sul contenimento dei prezzi, non consentendo a ferrovie e compagnie aeree di speculare sull’ «accidente» che ha spaccato l’Italia in due? Bene hanno fatto, tempestivamente, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano a chiedere al Governo Meloni un provvedimento per calmierare i prezzi e la presidente del Consiglio regionale pugliese, Loredana Capone, a portare i danni al nostro turismo all’attenzione del ministro delle infrastrutture Salvini.

I disagi ricadono addosso alla gente perché non sono state ascoltati per tempo gli appelli del Mezzogiorno a tutti i Governi che si sono succeduti. Ora è la frana, un’altra volta è stata la nidificazione del fratino, ad aprile toccherà al raddoppio a Termoli, cambiano i fattori non il prodotto: guai a voi utenti delle linee ferrate in Puglia e dintorni. Chi paga è comunque il Sud.

Quanto costa? Uno sproposito. È come ricevere schiaffi ogni giorno! Sul sito ufficiale di Trenitalia, l’Associazione latianese L’Isola che non c’è («Vogliamo anche al Sud treni più veloci») ha rilevato che un biglietto Bari-Milano, di sola andata, costerà 305 euro il 2 aprile, martedì dopo Pasqua, data di grandi rientri. Impietoso il confronto con un posto in seconda classe a 79,90 euro sul Napoli-Milano, stessa data, distanza simile, pure tempi di percorrenza inferiori. Anche la Gazzetta del Mezzogiorno conferma che a Pasqua le tariffe treno Bari-Milano superano quelle aeree, nella classe Executive delle Frecce.

In questa vigilia della campagna elettorale per il rinnovo dei Consigli comunali, auspichiamo che i candidati sindaci, a cominciare da Laforgia o Leccese a Bari e Salvemini a Lecce, si facciano carico della condizione di figli di nessuno che patiscono il Sud e la Puglia. Pongano come prioritarie nel rispettivo programma la tutela dei diritti dei giovani, delle donne, degli uomini del Mezzogiorno, di viaggiare in aereo e in treno senza disagi e senza essere sottoposti a un vero e proprio salasso, ingiustificato. Nel dialogo con i cittadini dovranno assicurare un impegno costante, ben oltre l’appuntamento elettorale, perché la nostra regione venga aiutata a superare questi gap infrastrutturali e ad evitare che in futuro possano riprodursi le condizioni che hanno portato all’attuale isolamento. Non si aggiunga al danno anche la beffa del ripetersi di questa sorpresa «Sudicida» nell’uovo di Pasqua.

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