La riflessione

Bari 2024, tutti i retroscena della corsa al Comune tra realtà e (poca) fantasia

Roberto Calpista

Verso il voto per le elezioni comunali imminenti

Dice che (a Bari “dice che” è purismo levantino), la Bellomo. Dice che sarà lei la candidata del centrodestra al Comune. Mesi ne sono passati. Nel frattempo, dice che no, non è più l’ex prefetta; è il professor Schittulli.

Altre settimane. Dice che non è Schittulli. E chi? Introna, dice che è, il medico legale, professore universitario, noto - purtroppo - più ai morti che ai vivi. Beninteso, scienziato rispettabilissimo, ma a Bari se dai la possibilità, ti prendono di mira e finisci nelle battute dei bar alle 7 del mattino.

Il dice che però non si ferma. C’è una ripassata sull’ex rettore Uricchio e sul presidente dell’Ordine dei Medici, Anelli. Quest’ultimo - dice che è dato per certo, ma dura un paio di giorni.

Nel frattempo nel centrosinistra Laforgia e Leccese si preparano al raschiatutto delle primarie tra baci, abbracci, randellate. Dice che tra i due ci sia amore e odio, più quest’ultimo che il primo. Leggenda vuole, anzi dice che il desiderio occulto del penalista sarebbe colpire il leccese di Bari con una manata su quelle orecchie visibilmente in mostra causa poco folta capigliatura. E dice che il Leccese sogni sovente di pestare i griffati mocassini del penalista procurandogli danni per milioni di euro.

Ma tant’è - dice che - almeno questi due ci sono e già si azzuffano nell’orgia della campagna elettorale, battendo in lungo e in largo le fregatissime periferie. Lotta dura, tra gli ultimi di corso Vittorio Emanuele, vie Argiro e Melo, i diseredati di via Sparano, i cassintegrati dell’Umbertino, gli sfigati con casa vista teatro Petruzzelli, e un pensiero a quei morti di fame che hanno la sventura di una vita di stenti nei villoni residenziali (dove non si sa mai dove gettare il taglio dell’erba).

Nel frattempo il centrodestra - che a Bari notoriamente azzecca tutti gli appuntamenti con le urne - mica sta a pettinare le bambole. Infatti ,dice che si tengono tavoli su tavoli, che i tavoli di tanto in tanto saltano, ma poi si ritengono fino al prossimo salto, e che il nome vincente arriva. Tranquilli, arriva. Eccolo già poco prima di Natale. I dice che indicano con forza e coraggio Fabio Romito, consigliere regionale, giovane e pure bello, non come - lo dicono i dice che - quegli incartapecoriti di sinistra che erano di sinistra già ai tempi di Noè.

Ci si prepara alla pugna, in attesa della firma nero su bianco che ufficializzi. Quando a Bari giunge Arianna Meloni, più potente della sorella Giorgia, quel che resta della città di destra (una gran fetta ora canta Bella ciao con Emiliano e Decaro) si sbuccia le mani all’endorsement al giovane cavallo di razza. È fatta: Leccese o Laforgia se la vedranno con il leghista.

Dice che, però, passa solo qualche giorno, e mentre i due «primaristi» catturano consensi tra sciampagnini e tartine al lombo, a destra scompare il Romito e spunta il nome di un tizio. Occorre dire che Stefano Dambruoso, il tizio, è magistrato di fama, ma con triste destino politico: ogni qualvolta, dagli ultimi decenni ad oggi (cioè sempre) il centrodestra non trova il candidato giusto per circoscrizioni, Comune, Provincia di Bari, Regione Puglia, condominio di via Cardinale Mimmi, associazione ex Combattenti, bersaglieri in quiescenza, amici dello Yorkshire terrier e Movimento pro grillo talpa, appare il cognome Dambruoso. Poi non è mai lui. Dice che non è lui anche stavolta. Suspence, forse sì, forse no. Please wait.

Nell’attesa, dice che è il senatore Melchiorre, che essendo senatore a Roma col piffero viene e litigare con i disoccupati di Picone e Stanic. Si ipotizza il tandem, la corsa nei sacchi, lo schiaffo del soldato e altre magnifiche strategie . Infine, dice che ci sarebbe anche l’onorevole viceministro Francesco Paolo Sisto. Finora non c’è nessuno.

Dice che resta la prateria aperta per Laforgia e Leccese, in attesa delle primarie del 7 aprile, in attesa del risultato che verrà dalla resa dei conti tra i vecchi rancori che sono l’ossigeno del centrosinistra.

I due continuano imperterriti, perfetti aspiranti sindaco, offrendosi, in ordine alfabetico, di far avverare sogni, fermare la strage a Gaza, mettere pace tra Putin e Zelensky, stoppare i cambiamenti climatici. Tra uno spritz e un film in lingua polacca con sottotitoli in aramaico, per attrarre - da «vecchi» marpioni della politica - gli elettori più riluttanti, i diseredati e, ovviamente, gli ultimi.

Dice che se poi il barese chiede: ma le strade rattoppate, i cantieri infiniti, le baby gang, i parcheggiatori abusivi, i bus che non passano mai, il traffico ribelle, i disoccupati, gli idraulici con yacht, le aziende commerciali che falliscono, la malavita ringalluzzita, gli scandali giudiziari, i concorsi pubblici solo per chi ha santi in paradiso, i giovani che scappano e che sono costretti a scappare, il turismo che resta mordi e fuggi-più-lontano-possibile, le piste ciclabili che non usa nessuno ma bloccano tutti, il verde che non è verde, le inchieste che svelano segreti non segreti, la sanità azzoppata. Ebbene, dice che probabilmente, anche questa volta non è per mo’. Anzi (notizia di ieri sera) dice che chissà se si vota...

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