Il commento
La mossa di Matteo Renzi, barra al Centro per una platea più ampia
Rivolto a quella fetta di elettori che vanno da mezzo Pd a Forza Italia nel cui mezzo ci sono Azione, Italia Viva, Noi con l’Italia, Udc
La mossa di Matteo Renzi, nell’annunciare la nascita de Il Centro per le elezioni europee, non toglie il fiato per stupore ma alita su una certa area politica che si nasconde tra varie nomenclature. Area politica, quest’ultima, che esiste eccome: sia in Parlamento che nel Paese reale. Si tratta di quella fetta di elettori che vanno da mezzo Pd a Forza Italia nel cui mezzo ci sono Azione, Italia Viva, Noi con l’Italia, Udc, ecc.
Uno spazio politicamente manifesto, ma che nel Paese non aspetta altro che la scintilla per unirsi. Ci sono però problemi per giungere allo scopo: uno fra tutti chi fa il leader. Ecco, la mossa di Renzi si traduce sicuramente in una forte presa d’iniziativa che, per il rovescio della medaglia, altre forze politiche possono interpretare come il volersi intestare la primarietà dell’idea. Il ché, secondo questo punto di vista, genera diffidenza. Più di quella che già Calenda e altri nutrissero prima in precedenza.
Renzi, da parte sua, sa però che la necessità dell’obiettivo e di sopravvivenza politica non vale solo per lui.
Qui c’è la ragione di fondo dello spingere il passaggio in vista delle elezioni europee de Il Centro: quel qualcosa che vorrebbe gravitare tra l’elettorato di Renew Europe e Partito Popolare europeo. Renzi sa fin troppo bene che una maggioranza italian style tra PPE, Conservatori (la cui leader è Giorgia Meloni), Identità e Democrazia (a cui afferiscono Salvini e Le Pen) è molto difficile che nasca in Europa. Allora fare il passo avanti per la nascita de Il Centro implica due valutazioni di forte rischio: una positiva, l’altra negativa. Quanto alla prima, indubbiamente, Renzi ha caratteristiche naturali di cui nessuno tra Toti, Lupi, Calenda, ecc. dimostra di esser portatore insieme a quel fuoco funzionale a creare una formula che unisca le varie culture riformiste, liberali, cattoliche, popolari (e quant’altro richiamabile nel blocco che escluda Meloni, Salvini, Conte, Schlein).
Ma Renzi, per il fatto stesso di aver messo sul piatto un’idea così avvincente ed al tempo stesso fragile, rischia che le forze politiche non coinvolte dall’inzio, alla fine dei conti, rimangano ferme sui posizionamenti nazionali assunti partecipando alle europee sotto altre formule (più certe e sicure): chi chiedendo quote a Forze Italia (vedi Udc, Toti, Lupi, ecc.), chi correndo solo pur di non svuotare la propria base per “effetto disorientamento” (vedi Azione).
Quindi, delle due l’una: - o Renzi ha lanciato Il Centro nel tentativo genuino di dar vita a quel progetto unitario di cui si diceva prima (e che in tanti di quell’area politica vogliono sottotraccia) con il rischio, davvero indecifrabile, di un errore strategico sul piano federativo; - o Renzi ha fatto la mossa d’anticipo per intestarsi la paternità della nascita di un soggetto tutto da costruire, in assenza di adesioni collaterali, ma verso cui sarà vitale per gli altri instradarsi Nella prima ipotesi si può pensare a due situazioni: - se ha già avuto adesioni da parte di altre forze politiche (gravitanti tra Renew e PPE), potrebbe darsi che siano tutti silenti e concordi nel far esporre Renzi; - se queste adesioni non ci sono state, allora, Il Centro combacia con Italia Viva.
Quest’ultimo passaggio sta a significare che l’idea di Renzi, pur avendo un senso logico in chiave proporzionale (dato che questo è il metodo per le elezioni europee), si presta a sondare la presunta fragilità altrui: da una parte di Forza Italia, dall’altra di Azione e Pd.
Immaginando per un attimo che tale valutazione sia attendibile, di contro, bisognerebbe supporre che Italia Viva (congressi a parte) abbia già in tasca nomi importanti e catalizzatori ipertrofici di voti da far scendere in campo. Diversamente Il Centro, da costruirsi percorrendo un po' di vie del centrodestra e del centrosinistra, potrebbe essere irraggiungibile a breve tempo, salvo che non si individui (nei mesi che ci separano dalle elezioni europee) un vero e proprio pontiere. Una persona fuori dai partiti interessabili e riconoscibile da tutti questi come federatore e garante. Oppure ancora un indoor man di Italia Viva ben voluto da tutti e che possa spendersi per assicurare quote di rappresentanza stile vecchia DC. Rimane il problema di fondo ovvero se la leadership spetterebbe comunque a Renzi. Intanto il centro (in politica) sanno tutti dove si trova, ma nessuno sa “per dove andare”. Ricordate la scena di Totò e De Filippo a Milano? Il centro sotto i piedi e davanti agli occhi. Inconsapevoli.