Il commento
Tra elezioni comunali e futuro, le coalizioni alla ricerca di un’identità
La chiamata alle urne di metà maggio sarà il primo test elettorale per il governo Meloni e non va sottovalutato, specie per le linee di tendenza che sarà in grado di fornire
Le elezioni amministrative di metà maggio saranno il primo test elettorale per il governo Meloni, a otto mesi dalla vittoria alle Politiche di settembre 2022 e a sette mesi dal giuramento dell’esecutivo. Il test, in realtà, presenta numeri risicati, riguardando solo una piccola fetta dell’elettorato. Ma trattandosi del primo voto con il centrodestra a Palazzo Chigi dopo oltre un decennio e dell’ultimo voto prima di quelli del 2024 (comunali e Europee) e 2025 (regionali) non va affatto sottovalutato, specie per le linee di tendenza che sarà in grado di fornire.
Alcune prime indicazioni sono venute in sede di formazione delle coalizioni e della scelta dei candidati. Il centrodestra ha mostrato più compattezza e determinazione, mettendo da parte - quasi ovunque - vecchie divisioni e antichi rancori. Eloquente è il caso di Brindisi, dove i moderati hanno scelto come aspirante alla carica di primo cittadino l’economista Pino Marchionna, trovando una convergenza anche con l’ormai ex Terzo Polo, mentre il centrosinistra ha abbandonato il sindaco uscente Riccardo Rossi, candidato solo dai Verdi, puntando sul grillino Roberto Fusco. Quella di Brindisi è una battaglia elettorale molto interessante non solo per questioni prettamente politiche e per le ripercussioni che in tal senso l’esito potrà avere sugli equilibri regionali, ma anche e soprattutto per lo sviluppo di una città dalle tante potenzialità ma da tempo ingabbiata nella cultura del «no» a prescindere che ha fatto sfumare tantissime opportunità di sviluppo.
Spesso incapace di contrastare le mosse delle multinazionali come l’Enel, i cui piani su Cerano e sulla città non sono ancora chiari a fronte di un utilizzo del carbone ritornato su livelli record nel silenzio di molti, Brindisi ha invece negli ultimi tempi contrastato quasi tutti i progetti di sviluppo industriale e portuale proposti da imprese private italiane e straniere. La speranza è che all’indomani del voto di maggio, il capoluogo adriatico possa contare su amministratori illuminati e lungimiranti, capaci di fare il bene della comunità e non solo della bandiera politica impugnata.
Come a Brindisi, anche ad Altamura ed in altri centri nei quali si apriranno le urne il centrosinistra targato Decaro-Emiliano mostra la corda rispetto al perimetro di azione politica, con alleanze tradizionali (poche in verità) e trasversali, segno che il progetto politico inizia ad accusare difficoltà.
La corsa ad allargare la coalizione a pezzi del centrodestra, competizione nella quale il governatore Emiliano si è particolarmente distinto, sembra ormai esaurita, con effetti tutti da valutare nel breve e medio periodo.
Le elezioni comunali di Bari (primavera 2024), le europee e le regionali rappresentano appuntamenti tutt’altro che remoti, ai quali il centrosinistra dovrà cercare di arrivare dimostrando buon governo - e le ultime dal fronte Regione non sono confortanti tra inchieste e buchi nella sanità - e soprattutto un programma chiaro, riconoscibile e identitario, in grado di compattare ranghi che sembrano oggi invece un po’ sciolti.
Il centrodestra, da parte sua, dopo anni di opposizione ai vari livelli di governo, ha la possibilità di capitalizzare il vento che lo ha portato alla vittoria alle ultime Politiche: anche qui, però, servono idee chiare e una classe dirigente in grado di garantire una fase di sviluppo in asse con l’azione dell’esecutivo Meloni e utilizzando appieno e al meglio quella montagna di fondi europei sulla quale siamo seduti, a nostra insaputa.