Il commento
Tra donne e potere un rapporto difficile: la poltrona «scotta»
Umane e coraggiose le donne di potere che si sono dimesse, in questi giorni, da importanti incarichi in Nuova Zelanda ed in Scozia
Umane e coraggiose le donne di potere che si sono dimesse, in questi giorni, da importanti incarichi in Nuova Zelanda ed in Scozia.
C’è voluta molta tenacia da parte loro per arrivare a rivestire ruoli di responsabilità e, forse, maggiore coraggio a fare un passo indietro dai loro rispettivi incarichi di governo.
Ipotizzo che siano state «schiacciate» giammai dalla fatica che gli impegni quotidiani comportano, bensì dal peso angoscioso di tutto quello che si muove «dietro le quinte»: questioni inenarrabili e gravi che bisogna inevitabilmente mascherare con parole rassicuranti.
Hanno avuto l’onestà intellettuale di fare un passo indietro come, per altro verso, ci ha insegnato Papa Benedetto XVI che ha autorevolmente sdoganato la possibilità di dimettersi senza essere, come Celestino V, giudicato come «colui che fece per viltade il gran rifiuto»: un gesto accettato perché proveniva da un teologo autorevole e indiscutibile.
E la Politica dovrebbe seriamente interrogarsi sul «dimenticato» significato del concetto di Servizio per il bene comune mentre l’oscillante piatto della bilancia pende da tempo, verso il prevalente senso dell’esercizio del potere.
Il potere maschile si è rivelato ingombrante come dimostra la consuetudine di cercare un’altra poltrona da «occupare» alla fine di ogni incarico: moltissimi hanno cercato (e trovato) nuove investiture e questa prassi ha causato il lento ricambio della classe politica. Infatti è necessario accumulare esperienze nei diversi settori della vita pubblica perché i passaggi non si saltano: altrimenti è facile arrivare impreparati e combinare disastri come leggi «costruite» male, senza visione complessiva e con interventi a pioggia piuttosto che strategici.
La vera classe politica è quella che progetta e pianifica il futuro per la realizzazione di «cose» che non inaugurerà e si dimostra capace di offrire una visione strategica per le nuove generazioni.
Forse la clamorosa astensione dal voto da parte dei cittadini, di cui ci si lamenta, è figlia proprio di questo disagio che allontana irrimediabilmente le persone benpensanti dall’esercizio del principale diritto di cittadinanza.
Le democrazie sono in crisi e per altro verso milioni di persone sono soggette a regimi totalitari con uomini soli al comando nonostante i «finti» rituali che li consacrano come leader.
Un’ultima considerazione sul richiamo, fatto da Pisicchio, allo storico e antropologo Bachofen. Se la storia dell’umanità si fosse sviluppata nella logica del Matriarcato dubito che le donne, nell’esercizio del potere avrebbero potuto sancire la legalità della guerra, delle torture, della schiavitù e della pena di morte…
So bene che non ci sarà mai la prova di questo assunto ma è bello pensarlo… e credere, nonostante tutto, nella presenza delle donne come elemento di miglioramento complessivo della politica.