L'editoriale

Sul gas la politica deve decidere: il tempo è scaduto

Guido Gentili

Un anno fa di questi tempi i prezzi fissati sulla piazza-mercato di Amsterdam erano a quota 27 euro per megawattora e in questi giorni abbiamo sfiorato i 300

A un mese esatto dalle elezioni anticipate, Mario Draghi ritorna oggi al Meeting ciellino di Rimini, due anni dopo il gran discorso sul futuro dei giovani, quando era «solo» un ex presidente della BCE ed ex Governatore della Banca d’Italia. Allora eravamo ancora nel vortice della pandemia e in attesa di un vaccino. Oggi siamo alle porte di un’altra crisi – quella conseguente l’impennata del prezzo del gas dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina – e Draghi parla da capo dimissionario del governo dopo la caduta dell’esecutivo di «unità nazionale». Ad agosto 2020 spiegò che si doveva «accettare l’inevitabilità del cambiamento con realismo e, almeno finché non sarà trovato un rimedio (il vaccino, nda), adattare i nostri comportamenti e le nostre politiche, ma senza rinnegare i nostri principi».

Ecco il «metodo Draghi», la pietra angolare della sua «agenda» di cui tanto si parla e che tornerà a scaldare la platea di Rimini. Perché da una crisi gravissima ad un’altra, passando per lo straordinario risultato di aver riportato l’Italia al vertice Ue in termini di crescita e di aver tagliato drasticamente il ricorso al gas russo, il problema resta lo stesso: stare con i piedi per terra, agire con prontezza e determinazione, difendere i principi in cui si crede. Quella del gas, che rischia di portare alla devastante combinazione di alta inflazione e recessione, è una crisi a suo modo lineare. Un anno fa di questi tempi i prezzi fissati sulla piazza-mercato di Amsterdam erano a quota 27 euro per megawattora e in questi giorni abbiamo sfiorato i 300. Così, per venire a noi italiani, il prezzo dell’elettricità ha superato i 605 euro per megawattora pari a 60,5 cent per kilowattora a fronte di bollette, sul mercato tutelato fino a fine settembre, pari a 41,5 cent. Dovessero confermarsi questi livelli di prezzi – calcola il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli - le bollette elettriche salirebbero verso i 70 cent per kilowattora e quelle del gas passerebbero dall’attuale 1,3 euro a 2,5 ad ottobre. Prezzi insostenibili per famiglie e imprese, per cui il governo certamente continuerà il suo intervento calmieratore. Ma occorre pure tenere presente che questa strada pesa sul bilancio dello Stato: ad esempio, il taglio delle tasse sui carburanti che termina il 20 settembre, pochi giorni prima delle elezioni, costa un miliardo al mese. Sarà ancora Draghi a dover intervenire, ma poi? Che farà il nuovo governo, il quale dovrà predisporre a tempi di record la legge di bilancio 2023 e che, senza il ricorso al debito (strada fin qui sbarrata dall’agenda Draghi) non disporrà di grandi spazi di manovra?

Quale sarà il suo approccio alla questione energetica, che fin qui ha fatto perno sulla scelta di uscire dalla dipendenza del gas russo e su una risposta chiara alle strette ricattatorie decise dal Cremlino contro i paesi europei che sostengono l’Ucraina? Insomma: il perimetro dei principi dell’interesse nazionale disegnato e sviluppato da Draghi cambierà? In attesa di una risposta che solo il voto del 25 settembre potrà dare, realismo vorrebbe che almeno in questo mese di campagna elettorale, chiusa la pagina opaca delle candidature, i partiti mettessero in campo uno sforzo in più di consapevolezza e responsabilità sui problemi cui l’Italia va incontro.

Per cominciare, avendo ben chiaro che:

1) la prospettiva, oltre l’insostenibile stangata per le famiglie, è quella di una recessione per chiusura delle imprese impossibilitate a reggere questo livello di prezzi;

2) il prezzo del gas non è nazionale ma è quello europeo deciso in Olanda e dunque va in ogni caso sostenuta con forza la strada imboccata da Draghi per fissare un tetto europeo al suo costo;

3) occorre mettere subito in conto (spiegandola bene) una manovra di razionamento. Dire che ad ottobre avremo le scorte ai massimi livelli non basta. Nei giorni invernali consumeremo molto di più, la Russia potrebbe continuare a tagliare i flussi e potremmo trovarci in grave difficoltà.

4) essere realisti vuol dire prima di tutto evitare di cullarsi su risultati che non possono esistere. Esempio. È stato appena scoperto da Eni un nuovo, importante giacimento di gas al largo di Cipro. Benissimo, ma ci vorrà molto tempo prima che possa essere commercializzato. L’Italia ha invece fretta. Serve che il rigassificatore di Piombino entri in funzione a marzo, come previsto. La politica deve fare il suo mestiere: decidere, perché il tempo è scaduto.

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