il commento
È arrivato il tempo di realizzare la «vera Europa»
Già durante la pandemia si è percepito quanto l’unità dei ricercatori in un sistema sanitario europeo sia utilissimo per un comune obiettivo terapeutico
Il vero punto sembra quello di prendere la strada per realizzare il nuovo sogno europeo. Già durante la pandemia si è percepito quanto l’unità dei ricercatori in un sistema sanitario europeo sia utilissimo per un comune obiettivo terapeutico. Questa esperienza, con i suoi effetti benefici, servirà come guida operativa non solo in Sanità ma sempre e dovunque, essenziale poi per i Paesi in via di sviluppo e per le comunità meno fortunate che non possiamo rassegnarci a veder convivere con una stagnazione strisciante e con una sempre più evidente mancanza di prospettive perché carenti di metodologia, premessa per il raggiungimento di ogni obiettivo di crescita. Inseguire un sogno guardando dentro alla rivoluzione tecnologica che sta portando all’utilizzo di una digitalizzazione di tutti i mezzi del nostro vivere quotidiano che non può essere fermata: non si può bloccare un’onda con le mani. La svolta sarà quella di saper utilizzare le varie App - che sorgono come funghi - con uno spirito sociale che spinga i governi a farsi carico del loro sviluppo, incentivandone il perfezionamento ed evitando che la benefica «spinta» del privato porti a generare le sacche di emarginazioni dei meno attrezzati che poi si radicalizzano e diventano croniche regressioni.
Un elemento centrale del problema è anche l’ipertrofia dell’ego della cultura occidentale, basata sull’illusoria ricerca del bene e sempre più limitata all’utile e al piacere più o meno immediati. Nella terra desolata dell’ego e del decadimento dei valori si finisce inesorabilmente per pretendere come diritti i propri privilegi e denunciare come privilegi i diritti degli altri in un’inutile quanto dannosa litigiosità. Mancando una visione più ampia e la saggezza indispensabile ad affrontare la complessità dei problemi che la vita ci pone, a guardare oltre un orizzonte limitato non sarà certamente la politica attuale, attaccata solo ad idee preconcette, slogan e nominalismi spacciati per verità, pretendendo di affrontare e risolvere problemi di grande complessità solo identificando singoli, parziali elementi e farne una bandiera.
Liberarsi dei vari nominalismi. Sono vuote etichette, utili come slogan ma ambigui e degni dei più efficaci sofismi. Anche la migrazione è un problema epocale irrisolvibile, ma può quanto meno essere gestito con un pizzico di lungimiranza e saggezza tenendo conto della sua storia, delle storture introdotte dalla politica estera occidentale negli ultimi 150 anni. La politica non può ideologicamente limitarsi a consentirli o vietarli a priori come unica soluzione pret a porter.
Bisogna per altro riconoscere che la storia passata e anche alcune manifestazioni di oggi generano equivoci, incertezze e posizioni discutibili che appartengono al passato. Bisogna intraprendere un grande sforzo culturale per realizzare un profondo rinnovamento in modo da essere all’altezza dei tempi sia nella sostanza che nella forma. In questo momento, se vogliamo mantenere simboli bisogna cominciare a salire verso l’alto in una visione più ampia, consapevole, utile ad affrontare adeguatamente la crisi epocale che stiamo vivendo.