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01 Dicembre 2015
L’organizzazione di volontariato è capofila del ricorso che ha anche altri tre promotori, vale a dire un olivicoltore di Torchiarolo e le associazioni Coordinamento per la difesa del Patrimonio Culturale contro le devastazioni ambientali e Forum del Terzo settore della provincia di Lecce. A coordinare il progetto di azione è Giorgio Doveri, dottore in chimica farmaceutica, mentre il mandato è stato affidato a Gabriella De Giorgi, docente di diritto amministrativo all’Università del Salento, in collaborazione con l’avvocato Antonio Micolani.
Essenziale sarà il lavoro di ricerca giurisprudenziale condotto dal Lair «Law and Agroecology - Ius et Rus», il gruppo di lavoro coordinato da Massimo Monteduro, anche lui docente di diritto amministrativo, e che coinvolge giuristi, ricercatori e studiosi dell’ateneo leccese. Per gli aspetti scientifici, il Lair ha a sua volta richiesto la consulenza di Luigi De Bellis, ordinario di Fisiologia Vegetale all’Università del Salento.
«Il punto principale della giurisprudenza emersa da questa ricerca - spiega Doveri - è che l’obbligo di distruggere tutti gli ulivi non infetti nel raggio di cento metri da quelli malati presenta delle illegittimità: questa decisione traduce in esecuzione la direttiva europea del 2000 (29/2000 CE) che si concentra sugli organismi da quarantena e su come evitarne le propagazione negli Stati membri, ma nella direttiva non si parla mai di distruggere piante sane. Questo è un grave problema di legittimità, perché una decisione di esecuzione non può “oltrepassare” le indicazioni di una direttiva».
I nuovi ricorrenti si aggiungono ai 25 Comuni del Leccese, agli oltre quaranta olivicoltori, ai 26 vivaisti e altrettante aziende bio che hanno già impugnato il Piano Silletti. Il prossimo 16 dicembre, dopo la pioggia di sospensive già concessa dal Tar Lazio, la questione sarà discussa nel merito per la prima volta.
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