il libro
Tracy Chevalier, l'intervista alla scrittrice: «Le donne dei miei romanzi insegnano la sorellanza e il coraggio»
Il suo nuovo romanzo fa scorrere il tempo in maniera diversa, e dentro il fluire lento dei secoli vivrà la famiglia di Orsola Rosso, vetrai veneziani
«Se scagli abilmente un sasso piatto a pelo d’acqua, lo vedrai toccare molte volte la superficie, a intervalli più o meno lunghi. Ora immagina di farlo con il tempo, al posto dell’acqua!» Il nuovo romanzo di Tracy Chevalier ( La maestra del vetro, Neri Pozza, euro 20), compiendo una magia narratologica, fa scorrere il tempo in maniera diversa, e dentro il fluire lento dei secoli vivrà la famiglia di Orsola Rosso, vetrai veneziani, e la bambina di soli 9 anni che incontriamo nelle prime pagine del libro che ha i capelli e gli occhi neri ma soprattutto «l’aria inquieta di chi è impaziente che accada qualcosa» ci accompagnerà in
un viaggio straordinario alla scoperta di un’arte antica e preziosa, quella del vetro e della forza delle donne che decidono il proprio destino.
La metafora del sasso lanciato sull’acqua ci aiuta a capire bene cosa accade al lettore che si troverà a rimbalzare, insieme a tutti i personaggi del libro, sulla ‘terraferma’ di ogni epoca a partire dal 1486 fino a giungere ai giorni nostri, ritrovando la nostra eroina ormai donna colma dei successi che ha conquistato per se stessa e per l’emancipazione di tutte le donne. Anche questa volta, come in tutti i suoi romanzi che abbiamo amato, l’autrice sceglie di radicare il racconto nella Storia ma facendo un prodigio: permettere a questa famiglia di vivere in ogni tempo e riuscendoci, dividendo il romanzo in sette sezioni dentro
le quali incontriamo anche altre affascinanti figure che con la città avevano stretto un legame particolare consumando amori ed avventure come Casanova, Giuseppina Bonaparte o la Marchesa Casati Stampa e i Rosso e Orsola, vivranno molte vite nell’unica che hanno e conservano e che dal Rinascimento saprà arrivare fino a noi, cambiando senza mai rinunciare a essere se stessi, dimenticandosi del mondo perchè a Venezia il tempo compie miracoli!
Ha deciso di regalare a noi lettori con il suo romanzo un’esperienza particolare, quella di attraversare e dunque conoscere molti secoli della storia di una città speciale come Venezia e quindi saltare nel tempo. Perché?
Sapevo che volevo raccontare 500 anni della storia di Venezia ma anche l’avventura della vita della famiglia di Orsola che pur faticosamente si afferma come maestra, coraggiosa creatrice di perle di vetro. C’era però un problema, riuscire in concreto a dare ad Orsola e agli altri personaggi la possibilità di vivere in tutti i secoli che hanno visto crescere la bellezza, cambiare e determinato un nuovo ruolo di Venezia in Europa: facendo scorrere per loro il tempo più lentamente!
Perché ha deciso di fare iniziare il suo racconto proprio dalla fine del Quattrocento?
Perché credo che il Rinascimento per l’Italia abbia rappresentato l’età più bella e felice. Poi la fine del Quattrocento vede Venezia raggiungere ricchezza, prestigio e importanza sorprendenti e proprio in quegli anni in questa città vivissima e ingegnosa brilla Maria Barovier creando con il vetro perle e bellezza. È stata lei il mio punto di riferimento, colei che mi ha ispirato per il personaggio di Orsola. Mi spaventava raccontare Venezia ma ho studiato e letto, affidandomi ad esperti, cercato la verità della storia e osservato chi con il suo lavoro conserva una tradizione antichissima e preziosa. Ho imparato tantissimo. Ho deciso di trascorrere molto tempo a Murano, l’isola del vetro, di conoscere, riuscendo a penetrare quello che di una bottega è di solito inaccessibile a molti, i segreti di un’arte che volevo descrivere nel romanzo minuziosamente. Ho imparato a fare quello che poi ho fatto fare a Orsola!
Ha citato Maria Barovier: è dunque in lei che ha trovato il valore, le qualità che dimostrerà la sua eroina che riesce a imporre il proprio talento scegliendo di esercitare una professione considerata maschile, da sempre preclusa alle donne?
Si! Maria Barovier è stata un’artista coraggiosa in un mondo in cui gli uomini riservavano solo a se stessi il prestigio della lavorazione del vetro concedendo alle donne ruoli marginali come produrre perle ad esempio. La ‘perla rosetta’ viene ideata e modellata per la prima volta dalle mani di Maria che insegna a vivere delle proprie passioni, vera imprenditrice di se stessa. Ma anche tutte le donne che vivono accanto a me sono fonte di ispirazione, perché possediamo una forza e una tenacia che troppo spesso si sottovalutano.
I suoi romanzi ci regalano affascinanti affreschi storici in cui sceglie di dare un protagonismo assoluto alle donne: Isabelle, Griet, Genevieve, Mary, Elizabeth, Violet e ora Orsola Rosso. Di quale messaggio le sue eroine si fanno portatrici? Cosa possiamo imparare dalle loro vite?
A essere sorelle! Nella Storia le donne hanno saputo essere solidali e sostenersi nella battaglia che più richiese loro coraggio, quella per esprimere se stesse! Anche Orsola viene aiutata e sorretta dalle donne della sua famiglia e da Maria Barovier.
Ama l’Italia e la sua storia. Qual è la più grande tra tutte le bellezze del nostro paese?
L’Italia ha esportato nel mondo la Bellezza! La sua arte, l’architettura, la musica, la sua gente. Amo particolarmente Tiziano, Carpaccio, Giorgione, il Veronese e Michelangelo. Due personaggi del romanzo, ad esempio, mi sono ‘arrivati’ dal Carpaccio: per Antonio mi ha ispirato San Giorgio e il Drago, per Domenego Il miracolo della Croce a Rialto
Sta già lavorando a un nuovo romanzo? Ancora una volta ci farà innamorare di una donna straordinaria?
Sto lavorando a un romanzo ambientato in Inghilterra questa volta, al centro ci sarà un delitto irrisolto che risale al 1826. Intendo risolvere questo caso!