Cultura
Se la polvere racconta la storia dell’antica «Barium» romana
La mostra a Palazzo Simi tra le iniziative per le «Giornate dell’Archeologia»
«Chiedi alla polvere». Si potrebbe adottare questo titolo di un celebre romanzo di John Fante per illustrare la piccola ma simpatica mostra in corso da ieri a Bari, in Palazzo Simi: «Barium. Via Argiro e via Melo tra riscoperta e multidisciplinarità». Le sepolture di diciotto inumati e di sette incinerati raccontano frammenti di vita della Bari romana, tra I e II secolo dopo Cristo. La mostra, che è curata dall'archeologa Caterina Annese con l'antropologa Elena Dellù, è una delle iniziative della Soprintendenza di Archeologia, belle arti e paesaggio della città metropolitana di Bari (diretta da Giovanna Cacudi) per le «Giornate europee dell'Archeologia», che si svolgono da ieri fino a domenica 18 (promosse dall'Institut national de recherches archéologiques préventives di Francia).
Questo sepolcreto, di un certo interesse, è riemerso nel centro murattiano di Bari nel 2021, a causa dei lavori condotti dall'Acquedotto pugliese sulla rete idrica cittadina, datata ai primi decenni del ‘900 (un secolo fa, ormai). La scoperta ha indotto a una sollecita indagine di archeologia urbana, i cui risultati appaiono solo la punta dell’iceberg di un sepolcreto molto più esteso. In quella occasione, solo in via Melo si è rinvenuto lo scheletro integro di un adulto, maschio, con semplice corredo funerario composto da tre vasetti in vetro (uno, intero). Ma gli altri diciassette inumati presentano una quasi stratificazione delle salme, accalcate fittamente.
Parlano con più dovizia di particolari i defunti sottoposti a cremazione: un’urna di terracotta raccoglie i resti bruciati di una ventenne; lì accanto, per indicare il luogo di deposizione, i parenti infissero nella terra una lastra di pietra come segnacolo; nell'urna, due unguentari furono infilati capovolti, in modo tale che rilasciassero goccia a goccia le essenze profumate sui resti carbonizzati. Un’altra urna presenta un coperchio con un buco in alto: si presuppone che servisse a versarvi le libagioni per il defunto. E, più particolare, i resti cremati di un altro morto furono raccolti in una buca e coperti con frammenti di giara; ma perché il suo viaggio verso l'aldilà fosse propizio, due monete – una coniata in Lucera, l'altra a Roma – furono deposte come obolo per Caronte...
Sono pulviscolo di riti funebri di duemila anni fa, qui a Bari. Ma cos’altro raccontano della loro vita quotidiana questi defunti? La loro fascia sociale non era certo agiata, ma neppure servile, assicura l'antropologa Dellù; d'altronde gli unguentari e i frammenti vitrei e ceramici dei poveri corredi funerari – lucerne imperiali, stoviglie vitree, ceramica apula... – stanno lì a dimostrarlo. E, comunque, si evince dai loro resti ossei un forte stress, dovuto al duro e impegnativo lavoro.
Un dato interessante è fornito dall'indagine del georadar effettuata lungo l’attuale via Argiro: qui si è rilevata la presenza di numerose sepolture a una quota intermedia del terreno. La prima supposizione che può formularsi è che quel frequentato sepolcreto doveva, come consuetudine, aggregarsi intorno a un'antica via: con ogni probabilità, intorno all'Appia-Traiana che passava da Barium e sfiorava Gnatia per concludersi a Brundisium. Interessante.
Oggi le giornate europee si spostano ad Altamura per l'iniziativa «Tracce. Alla scoperta del tempo profondo». Una visita guidata – realizzata con il patrocinio del comune e del Parco nazionale dell’Alta Murgia, con il Centro altamurano ricerche speleologiche – mostrerà presso la Grotta di Lamalunga gli ultimi dati sullo scheletro fossilizzato del celebre «Homo neanderthalensis», vissuto 150mila anni fa. Seguirà una visita geologica alla vicina spelonca della Capra; nonché un’escursione guidata a Cava Pontrelli, dove si potranno ammirare le oltre ventimila impronte di dinosauri, attribuibili ad almeno duecento esemplari di diversa specie.
Mentre, domani 18, sempre a Palazzo Simi, si svolgerà «Archeolab», laboratori didattici e di diagnostica archeologica applicati alla mostra. E per il visitatore che ne abbia voglia – è un consiglio – sarà possibile anche visionare le due piccole, ed eccellenti mostre già presenti in Palazzo Simi: «Sussurri della Terra» allestita nel 2021, e «Patrimoni restituiti», mostrati nel 2022 per la medesima giornata europea dell'archeologia.