Il ricordo

Ma l’Italia non è ancora dalla parte delle bambine

Daniela Brogi

L’eredità di Elena Gianini Belotti e del suo classico Anni ‘70: la scomparsa dell’autrice del celebre saggio femminista e di alcuni romanzi

Daniela Brogi insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università per Stranieri di Siena. Il suo ultimo libro è «Lo spazio delle donne» (Einaudi 2022). Le abbiamo chiesto di ricordare la pedagogista e scrittrice Elena Gianini Belotti, scomparsa a Roma all’età di 93 anni

Nei primi anni di vita tutto quello che ci accade ha la stessa importanza. Anche per questo le piccole persone umane sono in un certo senso le creature più serie del mondo. Da bambini guardiamo, imitiamo, giochiamo a essere qualcuna o qualcuno, e intanto impariamo cosa desiderare fortemente, o ci abituiamo a sapere, anche senza accorgercene, cosa (non) essere e cosa (non) fare per avere riconoscimento e successo. Siamo esseri mimetici, e le nostre emozioni, non solo da quando esistono i social, stabiliscono un legame forte con quello in cui ci rispecchiamo e preferiamo come modello.

Tutti questi aspetti ci sono stati spiegati con una coraggiosa chiarezza rivoluzionaria in un libro uscito quasi cinquant’anni fa per Feltrinelli, e scritto da un’autrice morta la vigilia di Natale: Elena Gianini Belotti (1929-2022). Il testo in questione è Dalla parte delle bambine, e affronta, come dice il sottotitolo, «l’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita». È un classico, proprio per la sua capacità di continuare a «saperci» parlare: con una sapienza, per l’appunto, fatta di cultura messa alla prova dall’esperienza diretta e dalla civiltà della relazione.

Ma questo «avere ancora da dire» accade per ragioni che in parte sono positive, in parte no: le prime riguardano la doppia felicità di scrittura e di metodo, perché Dalla parte delle bambine, fin dal titolo, che definisce così perfettamente uno spostamento di prospettiva rispetto a un mondo pensato essenzialmente al maschile, è un libro nuovo e sperimentale, perché non spiega, ma osserva e lavora sul campo. Le ragioni negative della sua attualità riguardano invece la persistenza, anche nell’Italia di oggi, di un mondo in cui le mentalità che prescrivono ciò che è tipicamente maschile e ciò che è tipicamente femminile, come spiegava Gianini Belotti, funzionano da dispositivi materiali e simbolici di disuguaglianza e di esclusione.

Anche per questo la situazione migliore per celebrare la memoria di Dalla parte delle bambine è continuare a leggerlo, rileggerlo, ma nel modo che si merita, vale a dire senza considerarlo un manuale di comportamento per futuri genitori, e nemmeno soltanto un libro generazionale letto soprattutto dalle donne degli anni Settanta, ma, piuttosto, una lettura che, ancora oggi, per certi aspetti pure di più, ci riguarda.

Anzitutto per il modo in cui Gianini Belotti, figlia di una maestra, dattilografa, saggista, a partire dagli anni Sessanta e per vent’anni Direttrice del Centro Nascita Montessori di Roma, mette le mani e gli occhi nella materia trattata, costruendo attenzione sull’educazione dei bambini, intesa però non in senso prescrittivo, ma pragmatico. Attraverso quattro parti che ripercorrono le principali tappe della carriera di un bambino (dalla gravidanza, alla prima infanzia, al gioco e le letture infantili, fino alla scuola), Dalla parte delle bambine, usando uno stile chiaro, ci fa vedere che, in base a come trattiamo le nostre piccole persone, le educheremo a vivere certe possibilità come naturali oppure no. E così, accanto all’educazione, ecco che il secondo importante fuoco del discorso riguarda l’istruzione delle bambine: argomento affrontato dalle più importanti pioniere del femminismo, anche da Woolf in In una stanza tutta per sé, e violentemente attuale oggi che ci arrivano notizie sull’interdizione talebana degli spazi pubblici, della scuola e dell’università alle donne.

La terza speciale eredità di Dalla parte delle bambine riguarda, oltre che questo libro, l’opera complessiva di Gianini Belotti, autrice di quindici volumi, inclusi molti testi narrativi che sperimentano strade nuove per dare voce a punti di vista insoliti e silenziati dalle discriminazioni di genere, come quello di una bambina vissuta in epoca fascista (in Pimpì Oselì, 1995) o di una donna vissuta nella seconda metà dell’Ottocento artefice della scandalosa scelta di fare la maestra, in Prima della quiete (2003). Attraverso il romanzo, qui come in molti altri casi, Gianini Belotti cerca soluzioni nuove per inventare comunicazione, per rivolgersi a più persone possibili, come dice il sottotitolo di un altro testo: «Prima le donne e i bambini» (1980). E se finora Dalla parte delle bambine è stato letto soprattutto dalle donne, questo non significa che sia un libro destinato solo a un pubblico femminile; ma, semmai, che ancora, per pregiudizio, molti uomini (sempre meno, per fortuna) non leggono i libri scritti dalle donne.

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