La missiva
La lettera del ministro Valditara: «Cruciale il cuore del vostro progetto che coniuga Cultura, Capitale e Lavoro»
Il messaggio: «Il pluralismo, dei punti di vista delle fonti, ma anche delle piattaforme e dei mezzi, è l’essenza del giornalismo»
Qui di seguito il testo che il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha scritto per la Gazzetta del Mezzogiorno e inviato in occasione della cerimonia di ieri.
Gentile direttore Mazza, autorità presenti, studenti e docenti che anche quest’anno avete partecipato così numerosi a questa lodevole iniziativa, permettetemi anzitutto di dire che «Carta canta» è molto più di un titolo, è un’immagine azzeccatissima e un messaggio significativo. Quello che ognuno di noi può ricavare dalla lettura dei giornali e degli eterogenei organi di informazione assomiglia infatti a una melodia interiore, è lo spartito e il tono con cui ci orientiamo nel mondo e diamo forma alla nostra coscienza di cittadini attivi, non di meri fruitori di notizie. Il giornalismo e la comunicazione autentici sono anzitutto un movimento, un flusso tra chi diffonde l’informazione e chi la riceve, e in que sto senso il giornale cartaceo co nserva una specificità irriducibile, quella di essere (anche) un oggetto materiale, qualcosa di riconoscibile, dotato di esistenza autonoma, un’alterità palpabile. La carta canta perché la materia dà corpo all’idea, potremmo dire.
Riconoscere la specificità non significa ovviamente ignorare le straordinarie opportunità spalancate dalla tecnologia, anche in tema di copertura ed elaborazione delle notizie attraverso i nuovi, imprescindibili linguaggi. Il pluralismo, dei punti di vista, delle fonti, ma anche dei mezzi e delle piattaforme, è del resto l’essenza del giornalismo, e la radice stessa del suo legame inscindibile con la democrazia. Ove non c’è l’uno, non sussiste nemmeno l’altra. La sfida della modernità è aggiungere, non rimpiazzare, e conservare un senso nel flusso delle notizie, una bussola, una «melodia» appunto, non un casuale affastellarsi di suoni. Raccontare gli accadimenti e leggere, ascoltare, fare proprio il racconto sono sempre anche un’attività interpretativa, significano sempre fornire e rielaborare una traccia per orientarsi nel mondo. In questo senso, il trittico proposto nell’equazione «Cultura= Capitale= Lavoro» che costituisce il cuore del vostro progetto è cruciale.
La Cultura è Capitale perché non è mera accade mia, non si svilisce mai a erudizione, non si accomoda sul passato (della cui conoscenza consapevole fa pure un valore), ma irrora il presente, lo amplifica scovandone interpretazioni inedite, e rilancia sul futuro, lo stana dal suo nascondimento e contribuisce a scolpirlo. La Cultura come immenso Capitale immateriale diventa poi anche Cultura del Lavoro, strumento per l’autoaffermazione della persona, che è un principio costituzionale supremo e un valore cardine della nostra civiltà.
La scuola, consentitemi di dire, è il primo luogo, in senso cronologico e logico, in cui può svilupparsi quest’autoaffermazione. Per questo parlo spesso di «scuola costituzionale»: una scuola che dia senso pieno ed effettivo al dettato della Carta anzitutto laddove ricorda (articolo 34) che «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi».
Merito, persona, cultura come realtà viva e legata al lavoro: le parole-chiave di un sistema dell’istruzione moderno sono anche quelle che hanno guidato un progetto come il vostro, così saliente da un punto di vista formativo. Ricordo qui solo che «Carta canta» ha coinvolto 84 scuole primarie e secondarie oltre alle classi terze e quarte della scuola secondaria superiore, per complessive 120 classi e 3500 alunni protagonisti.
Oltre alla lettura del quotidiano in classe, le nostre studentesse e i nostri studenti si sono messi in gioco in laboratori di scrittura, hanno partecipato a incontri con protagonisti del mondo giornalistico, archivistico e imprenditoriale, si sono impegnati nella realizzazione di un elaborato finale pubblicato in un’apposita sezione del portale de La Gazzetta del Mezzogiorno (testata che è un pezzo fondamentale della storia dell’informazione italiana e di quella Cultura come ponte teso tra passato e futuro, ovvero presente potenziato).
Le nostre ragazze e i nostri ragazzi hanno spaziato dal clas sico articolo di giornale al testo per il web, dalle gallery fotografiche ai nuovi contenuti audiovideo che dominano attualmente l’arena dei social network. Un’arena che non va rifuggita, ma all’opposto affrontata e frequentata con la propria bussola, il proprio racconto, la propria interpretazione del mondo. Sempre consci che, come scriveva Hannah Arendt, «senza un’informazione basata sui fatti e non manipolata, la libertà d’opinione diventa una beffa crudele».
Anche per evitare questa beffa, possiamo dire che pure quest’anno «Carta canta»; ed è, a tutti gli effetti, un’ottima notizia. Grazie a tutti.