Serie A

Lecce, la fiducia di Orlandini: «Guai a partire già battuti»

Antonio Calò

«Atalanta superiore ma, a inizio stagione, tutto si fa ancora più imprevedibile»

Nato a San Giovanni Bianco, piccolo comune in provincia di Bergamo, Pierluigi Orlandini è cresciuto nel vivaio dell’Atalanta, con la cui formazione maggiore ha militato dal 1989 al 1992. Nel 1992/1993 ha indossato la casacca del Lecce, in B, contribuendo alla promozione in massima serie con 29 presenze e 3 gol. Nel 1993/1994 ha quindi fatto ritorno in nerazzurro, in A, in una annata nella quale ha affrontato i giallorossi salentini da avversario. In seguito, è stato in forza all’Inter, al Verona, al Parma, al Milan, al Venezia ed al Brescia, concludendo la carriera ad alti livelli proprio con la “Dea”, nel 2001/2002, collezionando però solo poche presenze. L’ex centrocampista, che ha chiuso con il calcio giocando in Puglia, con Brindisi, Nardò e Mesagne, è quindi un doppio ex della compagine diretta da Ivan Juric e della squadra allenata da Eusebio Di Francesco, che si troveranno faccia a faccia domenica, alle 15, allo stadio “Atleti Azzurri d’Italia”.

«Si sfideranno due complessi dalla caratura di gran lunga differente, che inseguono obiettivi opposti - sottolinea Orlandini - L’Atalanta oramai va considerata un top club italiano, che lotta stabilmente per le prime posizioni e che si fa onore in Europa, nella massima competizione continentale. Il Lecce, invece, parte con l’intento di conservare la categoria, cercando di coniugare risultato sportivo e ridotti costi di gestione, ben sapendo che dovrà soffrire parecchio per raggiungere l’agognato traguardo». Il doppio ex approfondisce l’analisi: «Sia gli orobici che i salentini hanno cambiato la guida tecnica rispetto all’annata passata. Per i nerazzurri non si è certo trattato di una novità indolore se si considera che è andato via Gasperini, il trainer che ha legato il proprio nome al ciclo che ha portato in alto la formazione bergamasca. La società ha puntato su Juric, che viene considerato un allievo del suo predecessore e che attua il medesimo sistema di gioco. Questa circostanza, però, non significa che tutto sia automatico e che non serva tempo perché i meccanismi siano bene oliati. D’altro canto, è stato ceduto il bomber Retegui, con Lookman si sono registrati problemi di mercato e, sino ad oggi, non è stato impiegato, come non è sceso in campo Ederson, uno dei migliori centrocampisti in circolazione, perché alle prese con un acciacco».

Nel Lecce, Di Francesco ha preso il posto di Marco Giampaolo: «Anche il mister di Pescara deve riuscire pian piano a trovare la quadra, a dare una precisa identità al collettivo. Non è facile riuscirci. Come gli orobici, i salentini hanno ceduto il loro cannoniere principe, Krstovic, passato proprio alla “Dea”. Occorre avere pazienza perché tutti i tasselli vengano collocati al posto giusto». Nelle prime due giornate, l’Atalanta ha collezionato due pareggi, mentre il Lecce ha ottenuto un punto a Genova ed ha perso col Milan, in casa. «In avvio di stagione, accade sovente che si registrino risultati inattesi. A Pisa, comunque, dopo un primo tempo sottotono, i bergamaschi avrebbero potuto realizzare più reti nella ripresa, in quanto hanno creato tanto. A Parma, sbloccato lo 0-0, si sono fatti raggiungere poco dopo. I giallorossi, hanno sfoderato una prestazione solida in Liguria e sono caduti contro i rossoneri, che erano obbligati a riscattarsi dopo il tonfo rimediato all’esordio contro la Cremonese. Ci sta».

In vista del match di domenica, il pronostico è dalla parte della “Dea” che, oltre a vantare uno spessore superiore, ha il vantaggio di cimentarsi nel proprio impianto: «I nerazzurri interpretano tutte le partite alla stessa maniera, indipendentemente che siano impegnati in casa oppure in trasferta. Dopo due nulla di fatto di fila hanno l’imperativo di conquistare il bottino pieno. Faranno, come sempre la gara. Di Francesco, nelle ultime due annate, con Frosinone e Venezia, ha sempre schierato compagini propositive. Sono curioso di vedere quale tattica adotterà a Bergamo. Che l’Atalanta sia favorita è innegabile, ma il calcio è bello perché accade anche che un team sulla carta più debole faccia risultato contro uno più quotato. Insomma, Ramadani e compagni dovranno crederci dall’inizio alla fine». Orlandini era in campo con l’Atalanta il 13 marzo 1994, nel match interno perso per 3-4 dai nerazzurri contro il Lecce: «Fu una stagione molto negativa, balorda. Gli obiettivi di partenza erano medio-alti ed invece retrocedemmo. Per i salentini, del resto, la soddisfazione ottenuta contro di noi fu una delle poche dell’annata. Anche loro finirono tra i cadetti».

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