ambiente e territorio
Brindisi, Edison ha scelto: farà il deposito, a luglio la decisione del Tar Lazio
Sir, il Cobas denuncia: «Pretendono la rinuncia ai buoni pasto». La multinazionale avrebbe sciolto le riserve e deciso di investire a Brindisi in ogni caso, anche se non dovesse ricevere finanziamenti pubblici
Entro un mese si conoscerà il futuro del deposito gnl di Edison. Mercoledì il Tar Lazio ha riconosciuto la propria competenza a decidere sul contenzioso tra l’Autorità portuale e l’Asi di Brindisi circa la distanza che deve intercorrere tra il binario in banchina e il perimetro del deposito di gnl. Nel mese di luglio dovrebbe quindi essere nota la decisione del tribunale amministrativo, che se dovesse dare disco verde all’investimento, vedrebbe Edison pronta ad avviare immediatamente i lavori per la realizzazione dell’impianto. Infatti, la multinazionale avrebbe sciolto le riserve e deciso di investire a Brindisi in ogni caso, anche se non dovesse ricevere finanziamenti pubblici, che comunque potrebbero giungere attraverso nuovi bandi.
A luglio dovrebbero sciogliersi anche i nodi legati all’investimento di Rfi, Enel e di un privato annunciato nei giorni scorsi dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Le parti stanno lavorando al piano industriale. L’intenzione è quella di aprire a Brindisi una fabbrica per l’assemblaggio dei pannelli solari prodotti a Catania.
Per quanto attiene le crisi delle aziende che operano già sul territorio, invece, si continuano a registrare parecchie preoccupazioni. Ieri si è tenuta una nuova manifestazione organizzata dal Cobas per protestare contro la decisione della ditta Sir, impegnata nella movimentazione del carbone, di licenziare 76 lavoratori senza richiedere la cassa integrazione. A partire dalle ore 6 si sono svolte assemblee davanti all’ingresso della centrale Enel. «La Sir - racconta il segretario del Cobas, Bobo Aprile - nel corso dell’incontro del 17 Giugno presso l’Arpal ha ribadito di voler procedere ai licenziamenti, cancellando qualsiasi ipotesi di cassa integrazione. La grave provocazione della ditta nasce dal rifiuto delle organizzazioni sindacali opposto alla proposta aziendale, che prevedeva il ricorso alla cassa integrazione solo se i lavoratori ne pagavano i costi attraverso la cancellazione di accordi di secondo livello». Per questo motivo il sindacato si è rivolto al prefetto di Brindisi, Luigi Carnevale, per «aggiornarlo della situazione, divenuta oramai drammatica». Unitamente a questo, il Cobas ha richiesto un nuovo incontro a Bari con la Task force regionale sull’occupazione alla presenza di Enel e Sir. «La legge sugli ammortizzatori sociali prevede nel caso di cessata attività un anno di cassa integrazione.
La Sir, nel corso di un recente incontro presso la Task force regionale sulla occupazione guidata da Leo Caroli, aveva accettato il ricorso alla cassa integrazione della durata di un anno. Questo ci avrebbe permesso - ricostruisce Aprile - di avere del tempo per ottenere gli investimenti alternativi promessi dall’Enel. In modo sfacciato, però, la Sir ha chiesto alle organizzazioni sindacali che i lavoratori che continueranno a lavorare dovranno rinunciare a ciò che hanno ottenuto negli anni con accordi di secondo livello, a partire dai buoni pasto. Alla risposta negativa di tutti i lavoratori, la Sir ha affermato che non intende sostenere le spese, che sono minime - osserva Aprile - per chi ha guadagnato tanto con l’Enel, per la cassa integrazione e che intende proseguire sulla strada dei licenziamenti».