la pena

Brindisi, provò a intimidire la giudice e cinque agenti: Carrino patteggia

stefania de cristofaro

Tra la procura potentina e il difensore di Pancrazio Carrino, 42 anni, originario di Mesagne, è stato raggiunto un accordo su 8 mesi di reclusione

Minacce alla gip del tribunale di Lecce, Maria Francesca Mariano, con un punteruolo e un bigliettino scritto a mano. Il detenuto Pancrazio Carrino, 42 anni, originario di Mesagne, ha chiesto di patteggiare la pena a conclusione delle indagini coordinate dalla procura di Potenza con riferimento a questo troncone, che si aggiunge al fascicolo aperto all’indomani delle minacce scritte destinate alla pm della Dda di Lecce, Carmen Ruggiero, che ha coordinato l’inchiesta «The Wolf» sul clan Lamendola-Cantanna, ritenuto di stampo mafioso e attivo nel brindisino soprattutto nel traffico di droga. L’inchiesta è quella sfociata nel blitz eseguito il 19 luglio scorso dai carabinieri, in cui è stato arrestato Carrino assieme ad altri 20 indagati.

Il concordato della pena tra la procura potentina e il difensore di Carrino si è fermato a otto mesi di reclusione. Il sostituto procuratore Emiliana Busto ha prestato il consenso all’applicazione della pena, ritenuta «equa» rispetto alla «gravità dei fatti» e ha anche dato parere favorevole rispetto alla sostituzione con la pena dei lavori di pubblica utilità. L’istanza adesso passa al vaglio del gup del tribunale di Potenza.

La contestazione si riferisce a quanto accaduto in occasione dell’udienza davanti alla giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce, Maria Francesca Mariano, alla fine dello scorso mese di agosto, quando Carrino minacciò la gip «consegnando il punteruolo con il bigliettino scritto a mano» a un ispettore della polizia penitenziaria, «volendo esplicitamente significare che fosse destinato alla giudice che aveva disposto nei suoi confronti la custodia in carcere». La gip aveva firmato l’ordinanza dell’inchiesta The Wolf.

La pena concordata comprende anche le minacce nei confronti di tre ispettori della penitenziaria e di due sovrintendenti, finalizzate a costringerli a «omettere atti inerenti il loro ufficio, ossia il rientro obbligatorio del detenuto in cella, dopo l’ora d’aria». Carrino avrebbe impugnato un oggetto metallico tagliente rivolgendosi agli agenti mentre era nel cortile destinato al passeggio della casa circondariale. L’episodio ricostruito nell’avviso di conclusione delle indagini si riferisce a quanto accaduto nel pomeriggio del 30 agosto 2023 e la mattina successiva. Il 31 agosto il detenuto venne trovato in possesso di un punteruolo della lunghezza di 15 centimetri con l’estremità in vetro e di un biglietto rivolto alla gip Mariano. Gip riconosciuta come parte offesa assieme ai cinque agenti della penitenziaria.

Alla stessa gip del tribunale di Lecce, agli inizi di febbraio, è stata recapitata davanti all’ingresso dell’abitazione una testa di capretto mozzata. Anche su questo episodio indaga la procura di Potenza.

A Carrino, nei giorni scorsi, è stato notificato l’avviso per la comparazione del profilo del Dna con quello ricavato dalla missiva ricevuta dalla pm Carmen Ruggiero alla fine dello scorso mese di novembre.

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