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Il caso
Antonio Portolano
30 Novembre 2020
BRINDISI - L’apertura al progetto c’è, resta da sciogliere il nodo dell’ubicazione. È un sostanziale «disco verde» quello incartato ieri da Edison al progetto per la realizzazione di un deposito costiero di Lng nel porto di Brindisi. Edison ha presentato il progetto ieri in due incontri tenuti sia in Confindustria che nella sede dell’Autorità di Sistema portuale di Brindisi.
Il progetto
Il progetto preliminare presentato da Edison il 18 dicembre 2019 prevede la realizzazione di una stazione di stoccaggio e rifornimento di Gnl per le navi e per la distribuzione per altri usi nell’Italia Meridionale, presso la radice della banchina di Costa Morena Est. L’opera consiste in un unico serbatoio verticale a pressione atmosferica (il metano non cambierà stato nel passaggio dalla nave al deposito, come nei rigassificatori) della capacità di poco meno di 20mila metri cubi, di 28 metri di altezza e 47 di diametro; un attracco per le navi metaniere della capacità di carico di 30mila litri, che seguiranno la rotta Ravenna – Oristano. E’ considerato un impianto strategico per il quale è prevista l’Autorizzazione unica da parte dei ministeri interessati. La stazione deposito disporrà anche di attracchi per le bettoline metaniere da 1000 metri cubi di capacità che riforniranno le navi in transito fuori dal porto col sistema dell’allibo (ciò per ovvie ragioni di sicurezza e per non intralciare le altre attività portuali).
100 milioni di euro
In caso di realizzazione dell'impianto, si stima nell'area di Brindisi una riduzione delle emissioni di ossido di azoto del 60% circa per quanto concerne il trasporto stradale (autocarri e veicoli industriali) e del 90% per quello marittimo, un taglio tra il 20% e il 25% di anidride carbonica oltre all'annullamento di particolato e ossidi di zolfo. Il deposito permetterebbe di rendere disponibile il GNL per il trasporto terrestre nel Centro-Sud Italia a prezzi più competitivi - oggi arriva via autobotte dalla Francia - così come avvenuto nel nord Italia, potendo innescare investimenti per la realizzazione di stazioni di servizio, oggi ancora limitate nel Sud (una sola in Puglia). Nel corso degli incontri è emerso che il progetto, per un investimento di circa 100 milioni di euro, avrebbe inoltre ricadute positive sul territorio in termini di opportunità di sviluppo e occupazionali sia durante le fasi di costruzione sia in quelle operative.
L’incontro di ieri non aveva alcun carattere decisorio. La potestà in materia è infatti al ministero dello Sviluppo Economico, che nei prossimi giorni dovrebbe ospitare una conferenza dei servizi preliminare.
Ipotesi capobianco
«Il tema - ha fatto presente il sindaco Riccardo Rossi - non è il deposito costiero di Gnl ma la localizzazione dell'impianto. Abbiamo fatto presente che Costa Morena Est attualmente ha uno sporgente di 500 metri, di cui 300 verrebbero sostanzialmente occupati, ed è l'unica banchina sostanzialmente per gli operatori portuali. C'è una interferenza importante col raccordo ferroviario (investimento di 60 milioni di euro). E il tema della Zona franca doganale e a fronte di ciò c'è un impianto importante che alla fine però offre solo 30 posti di lavoro. Le potenzialità di quell'area sono a mio avviso superiori. Ho invitato ad una nuova localizzazione tipo anche Capobianco».
Le convergenze
«Sono basito oggi. È la prima volta da quando sono presidente - ha detto il presidente Ugo Patroni Griffi - che tutti i presenti dicono all'unanimità si deve fare, si deve fare a Brindisi, non è possibile perdere questo investimento. Ovviamente l'investimento deve essere reso compatibile con i traffici esistenti. Non può andare a soffocare le economie già esistenti ma deve essere un traffico addizionale».
Operatori portuali
«Abbiamo ascoltato con interesse ed apprezzamento il progetto - dice Teo Titi - da parte degli investitori. È un progetto che può portare certamente sviluppo. Non solo per gli scali che riuscirà ad attrarre perchè si tratta di più o meno 100 scali all'anno, ma anche dell'opportunità di poter riuscire ad attrarre altre navi. Penso al naviglio da crociera e anche quello delle navi ro-ro nel caso in cui il porto si attrezzerà in tal senso. Oggi gli operatori portuali hanno una unica perplessità che è quella di perdere l'unica banchina sostanzialmente su cui operano nel caso della presenza di questo impianto. Questa è una riflessione che bisognerà fare noi non vogliamo perdere nulla, vogliamo che si aggiunga solo nuovo traffico e speriamo di riuscire a trovare una soluzione».
Contropartite
«A Brindisi siano adeguate e immediate contropartite dal governo nazionale, visto che l’impianto ha una rilevanza strategica». È quanto chiede l’onorevole Mauro D’Attis (Forza Italia). «Occupazione e indotto locale - aggiunge D’Attis - , impatto ambientale, pianificazione degli usi degli spazi portuali e attenzione agli operatori del porto, trattativa con il Governo sul “pacchetto Brindisi” devono essere le tracce che tutti coloro che sono impegnati a rappresentare questo territorio nelle Istituzioni, devono seguire. In questa ottica Forza Italia a tutti i livelli si ritiene impegnata.Il progetto Edison non può essere estraneo a questa visione completa sulla quale il Governo nazionale deve dire cosa fa, più che cosa pensa. Soprattutto se iniziative come queste utilizzeranno risorse pubbliche, a cominciare da quelle del Recovery plan».
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