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Ucraina: media, dopo gli oppositori autocrazia di Putin si abbatte ora sui suoi sostenitori

Mosca, 7 nov. (Adnkronos) - La lealtà incrollabile e l'entusiasmo militante per la guerra in Ucraina ha ricompensato per anni con denaro, status e influenza l'entorurage di Vladimir Putin. Ma se prima i fedelissimi del presidente russo prosperavano, ora un destino beffardo sembra abbattersi anche su di loro. Dopo aver preso di mira gli oppositori, adesso il sistema dello zar si abbatte anche su chi gli è più vicino, rivelando la sua vera faccia: l'altrettanto scontata regola secondo cui, in un regime autocratico, un solo uomo - e nessun rivale - può esser contemplato al comando.

Il Guardian fa l'esempio di tre personalità di spicco filo-Cremlino: un opinionista e analista che ha acclamato Putin come uno dei grandi uomini della storia in ogni apparizioni sui media stranieri; un blogger militare, zelante raccoglitore di fondi per le truppe russe e promotore di una retorica apertamente genocida sull'Ucraina; una volontaria dell'esercito nata in Ucraina e commentatrice della rete statale RT, che lamenta che la Russia non abbia lanciato prima la sua invasione su vasta scala contro Kiev.

Ebbene, che fine hanno fatto? Tutti e tre, insieme ad altre figure apertamente filoputiniane, si sono ritrovati ultimamente nel mirino dello stesso Stato che un tempo elogiavano, che ha rivolto la sua macchina repressiva verso di loro. Sergei Markov e Roman Alyokhin, rispettivamente analista politico e blogger militare, sono stati entrambi definiti "agenti stranieri", un'etichetta precedentemente utilizzata contro le voci anti-Putin. Tatyana Montyan, commentatrice di origine ucraina, è stata la scorsa settimana definita "terrorista ed estremista", un'etichetta solitamente applicata a coloro che il Cremlino considera i suoi nemici più pericolosi, tra cui i membri della squadra del defunto Alexei Navalny.

Nel complesso, affermano gli analisti, i casi indicano una nuova tendenza: un'epurazione non solo dei dissidenti, ma anche degli stessi sostenitori del regime. "Prima hanno attaccato le voci contrarie alla guerra. Ora non ne sono rimaste più e la macchina repressiva non può essere fermata", ha detto la politologa russa Ekaterina Schulmann, citata dal Guardian. Mosca non ha fornito alcuna spiegazione ufficiale per le misure repressive e, a prima vista, ogni caso sembra essere stato innescato in modo diverso. Si ritiene che Markov, noto per i suoi legami con le élite politiche dell'Azerbaijan, sia caduto in disgrazia dopo il drammatico deterioramento dei rapporti tra Mosca e Baku. Alyokhin è stato accusato di aver utilizzato in modo improprio i fondi raccolti per le truppe russe dopo aver ostentato sui social media una nuova auto sportiva e un costoso orologio. Anche la Montyan è stata oggetto di indagini per appropriazione indebita di fondi raccolti per il fronte.

Dietro queste apparenti ragioni, affermano gli osservatori, si nasconde una frattura più profonda. Secondo la Schulmann esisterebbe una lotta tra due campi rivali: i veterani della propaganda strettamente legati al ministero della Difesa e al Cremlino, noti come "lealisti", e il vasto movimento popolare di sostenitori ultranazionalisti della guerra, noti come "militaristi" o "Z-blogger", dalla lettera che è diventata il simbolo dell'invasione. Composta da centinaia di blogger di spicco e attivisti volontari, ha raccolto fondi, acquistato droni e veicoli e consegnato rifornimenti direttamente in prima linea. Ha preso forma come rete subito dopo l'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte di Putin nel 2022, quando è diventato chiaro che l'esercito spesso non riusciva a fornire nemmeno le attrezzature e il supporto più basilari.

I "militaristi" più intransigenti hanno talvolta criticato apertamente il modo in cui viene condotta la guerra e la loro relativa indipendenza dallo Stato ha portato Mosca ad appoggiare gli attacchi contro di loro. "Le autocrazie temono qualsiasi tipo di mobilitazione civica", ha detto la Schulmann. "Qualsiasi movimento autentico, incluso quello a favore della guerra, è percepito come ostruzionistico e potenzialmente pericoloso". Con miliardi di rubli destinati alla guerra in Ucraina, il denaro è diventato un altro punto di contesa.

"In sostanza, il loro conflitto è una battaglia per le risorse", ha affermato Ivan Philippov, ricercatore e scrittore russo specializzato nel movimento pro-guerra del Paese. Ha citato Vladimir Solovyov, un potente propagandista televisivo e volto pubblico del campo "lealista" con stretti legami con il Ministero della Difesa, avesse guidato gli sforzi per epurare i blogger e i volontari pro-guerra, a quanto pare irritato dal fatto che molti di loro avessero raccolto più fondi per il fronte di quanti ne avesse raccolti la sua stessa organizzazione benefica approvata dallo Stato.

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