L'intervista

Barletta, l'omicidio Diviesti resta un giallo. Parlano i genitori: «Verità e giustizia per Francesco»

Aldo Losito

«Questo silenzio fa male, dobbiamo sapere, anche per nostro nipote. Sono cinque le persone indagate tutte ancora in libertà. Il 26enne scomparso il 25 aprile è stato ritrovato carbonizzato 4 giorni dopo»

«Tutti sanno, tutti parlano, ma non succede ancora nulla. Verità e giustizia per Francesco». Queste le parole scritte sui manifesti, che nelle ultime ore hanno tappezzato la città. Sono passati oltre due mesi, e ancora non ci sono arresti sul caso dell’omicidio del 26enne Francesco Diviesti, avvenuto a Barletta lo scorso 25 aprile.

Dopo che si erano perse le tracce del ragazzo, il suo corpo era stato trovato qualche giorno dopo nelle campagne tra Canosa e Minervino, crivellato di colpi di pistola e carbonizzato. Le prime ipotesi investigative parlano di un regolamento di conti a seguito di una rissa. Sono cinque le persone indagate per l’omicidio, tutte ancora in libertà. A rompere il silenzio sono gli stessi genitori, il papà Carlo Diviesti e la mamma Maria Marzocca, supportati dal loro legale Michele Cianci.

Un silenzio assordante, che avete deciso di rompere.

«Vogliamo riaccendere i riflettori sul caso e sensibilizzare l’intera città. Su un omicidio avvenuto in una maniera così crudele non possiamo più far finta di niente. È difficile aspettare e avere pazienza, con questo silenzio che fa male. Ne abbiamo avuta e ne avremo ancora di pazienza, ma abbiamo bisogno di sapere».

Cosa chiedete?

«Giustizia in nome di nostro figlio Francesco. Aveva 26 anni, una vita davanti e gli è stata tolta. Ma chiediamo giustizia anche per nostro nipote, figlio di Francesco. Un bimbo di 9 anni che ha perso il papà, ed è la persona più ferita»...

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