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Luca De Ceglia
05 Maggio 2020
BISCEGLIE - Parole incise sulla nuda pietra. Per ricordare ai posteri un uomo sfortunato.
Ottant’anni dopo è affiorata in un fondo agricolo ubicato in via Ruvo nel territorio biscegliese ed è stata notata da un escursionista per caso.
Si tratta di una lastra di pietra dello stesso colore dei trulli e dei muretti a secco ce ben si conservano in questa zona.
Si legge solo una parte di un’epigrafe consunta dal lungo tempo trascorso, sottomessa per decenni alle piogge, al passaggio distratto di vandali della domenica e ai motozappa: Antifora, colpito da disgrazia, 13-11-1940. Un rebus. Sradicata, dimenticata col suo messaggio custodito tra mille peripezie.
In quella terra usata come mezzo di comunicazione che l’aveva generato. Chi era Antifora? E quale nefasto destino lo strappò ai suoi cari? Dalla consultazione dei registri dei morti presso l’anagrafe comunale si giunge subito a Pasquale Antifora, nato il 3 marzo 1876 e deceduto a 60 anni mentre imperversava la seconda guerra mondiale.
Morto per quale causa? I giornali dell’epoca “bucarono” sulla notizia. Ma non sfuggì ai cronisti l’incursione aerea inflitta a Bari e dintorni nella notte tra il 12 ed il 13 novembre 1940 che registrò morti e feriti.
Ma questa è un’altra storia. Il suo nome non c’è in elenco. Forse allora si verificò fu un incidente stradale? Il cippo rimarrà in quel posto ad assolvere al compito di custode della memoria che le fu affidato da congiunti o ignoti della vittima figlio del negoziante Pietro e di Antonia De Leone.
Un gesto che al tempo del coronavirus passa quasi inosservato. Pace all’anima sua.
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