Paura per la Happy Casa

Basket, Brindisi non trova la quadra: la classifica è da allarme rosso

Angelo Sconosciuto

La squadra è punto e a capo dopo il ko di Treviso. Contro Varese missione riscatto

BRINDISI - «Non ci siamo presentati, non abbiamo giocato. C’è stata solo una squadra che ha fatto meglio in difesa e in attacco. Una grande differenza in campo, congratulazioni a Treviso». Le poche parole di coach Dragan Sakota a sconfitta rimediata nella Marca, domenica scorsa, dicono che il «periodo no» della Happy Casa non è finito con il trascorrere dell’«orribile novembre» proposto dal calendario del Campionato nazionale di Lega A di basket. Il pensiero, alla fine del mese scorso, era che, dopo una comprensibile batosta con Bologna si poteva tornare in carreggiata ed invece è accaduto che si era stati bravi a tornare prima sulla «retta via», sconfiggendo la Virtus e smarrendo subito dopo il giusto itinerario in una gara fondamentale, contro Treviso, mandando all’aria quel poco di buono che era stato costruito con anticipo.

Questi sono giorni di colloqui a scuola e quanto sta accadendo alla Happy Casa rispecchia pari pari il giudizio di una madre uscita proprio ieri pomeriggio dai colloqui «scuola-famiglia». La signora uscendo turbata ha detto: «Avessi un figlio che non capisce, me ne farei una ragione, ma un figlio svogliato, no». Insomma, tornando al basket ed applicando il criterio di quella mamma scontenta, i giocatori Happy Casa sono quelli visti al palaPentassuglia con Bologna, capaci di giocare senza palla, di aggredire la gara dall’inizio, o quelli supponenti già nel riscaldamento contro Treviso? Certo, c’è da dire che il team di coach Vitucci doveva fare la «gara della vita», ma la situazione per i brindisini non era diversa. È pur vero che qualche reazione, rispetto alle prima partite di campionato, la si è vista sul parquet del palaVerde, perché il team brindisino più volte ha cercato di accorciare il gap, mentre in altre circostanze sarebbe stato in rottura prolungata fino alla fine della gara con divari da 40 punti... L’approccio complessivo, tuttavia, è stato diametralmente opposto a quello visto solo 8 giorni prima, in casa contro Bologna.

Pensare a ciò che è accaduto; portare ad esempio proprio Treviso per la gara di domenica prossima non è mero esercizio che lascia il tempo che trova. Certamente alcune scelte tecniche non sono andate nel verso giusto se pensiamo che Laquintana e Kyzlink - il primo non entrato, l’altro nemmeno iscritto a referto - non sono stati della gara; se dobbiamo considerare che il nuovo innesto, Jackson aveva svolto solo due allenamenti ed è entrato sul - 20, a gara ampiamente compromessa eppure con una flebile speranza di poter essere raddrizzata con un buon terzo quarto di Morris. Ma è stato l’approccio complessivo che non è andato e la completa inefficacia di alcuni atleti, considerati fondamentali, ha fatto il resto.

Ed ora, mentre la dirigenza fa comprendere a chiare lettere la delusione per quanto accaduto, bisogna pensare alla «partita della vita» di domenica prossima, quando al PalaPentassuglia, alle 19,30, è attesa la Openjobmetis Varese, che domenica scorsa ha perso in casa contro Cremona e che in queste ore vive le difficoltà legate al fatto che si trova anch’essa in zona retrocessione con la panchina di coach Tom Bialaszewski in bilico e con il giudice sportivo - ultima in ordine di tempo - che ha inflitto un’ammenda di 1333 euro «per offese e minacce, collettive e sporadiche, nei confronti degli arbitri», portando «il computo complessivo delle ammende pagate dai biancorossi da inizio stagione a quota 5933 euro».

Se vogliamo, coach Bialaszewski è stato più laconico di Sakota dicendo: «Non sono contento, capisco che i tifosi non lo siano allo stesso modo. Siamo qui per dare il massimo, lavoreremo di più in palestra già dal prossimo allenamento», ma nei discorsi da bar di una tifoseria altrettanto scontenta, quale è quella biancoazzurra, si dice pure che «Brindisi salva le panchine, più che farle saltare...».

C’è dell’amara ironia, in questa affermazione, ma sostanzialmente il pensiero corre di nuovo all’approccio che il team deve avere alle gare che contano. E da domenica in avanti non c’è una sola gara che possa richiedere un approccio soft.

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