La Corte dei Conti: bilanci di Enti locali apulo-lucani a rischio per colpa dei derivati
di MASSIMILIANO SCAGLIARINI La Corte, in un rapporto presentato giorni fa in Senato, per quanto riguarda i Comuni della Puglia, stima perdite potenziali pari a poco più di 5 milioni di euro. Ma la sola Regione rischia perdite per derivati 8 volte più pesanti. 12 i Comuni lucani che hanno stipulato derivati e 6 prevedono una perdita che valutano in poco meno di 200mila euro • Corte dei Conti: in Basilicata troppe consulenze
21 Febbraio 2009
BARI - Un Comune pugliese su 4 ha in pancia strumenti finanziari derivati, e circa un terzo di questi contratti sono in perdita. Lo rivela la Corte dei Conti, che in un rapporto presentato giorni fa in Senato ha circoscritto la portata del fenomeno. Per quanto riguarda la Puglia, le perdite potenziali stimate dai Comuni ammontano infatti a poco più di 5 milioni di euro. Poca cosa rispetto ai 682 milioni di debiti che quelle stesse amministrazioni espongono nel bilancio 2008: la sola Regione rischia perdite per derivati 8 volte più pesanti.
A novembre era stata l’Anci a lanciare l’allarme, annunciando che c’erano 60 Comuni pugliesi a rischio crac per via dei derivati. Il numero degli enti locali che hanno stipulato quel tipo di contratti coincide (secondo i giudici contabili sono 67), ma lo scenario è molto differente. La Corte sottolinea infatti che la perdita prevista per derivati, a livello nazionale, è pari allo 0,99% del debito complessivo dei Comuni. L’Anci però non cambia idea e invita a tenere gli occhi aperti. «Il problema - spiega il vicepresidente regionale Fabiano Amati - è che quei derivati hanno scadenza medio-lunga, e che si tratta di prodotti molto rischiosi: nessuno è in grado di prevedere cosa accadrà tra 10 o 15 anni. Può un Comune essere assoggettato a un rischio così alto?». Insomma, dice Amati, un ente pubblico - che gestisce soldi pubblici - ha l’obbligo di pensare al caso peggiore: «Spesso i Comuni hanno firmato contratti che non hanno nemmeno capito, nonostante abbiano dichiarato di essere operatori specializzati».
Secondo l’Anci, dunque, gli enti locali dovrebbero abbandonare questo tipo di investimenti speculativi, anche se Fabiani giudica «improbabile» l’ipotesi di un accordo con le banche, e paventa invece la possibilità di percorrere la strada giudiziaria. L’alternativa è la soluzione legislativa, che è quella su cui sta lavorando il Senato, ed a cui il rapporto della Corte dei Conti ha portato la fotografia del fenomeno.
Tornando ai numeri, il rapporto si occupa anche dei Comuni lucani: sono 12 (il 9%) quelli che hanno stipulato derivati, e 6 prevedono una perdita che valutano in poco meno di 200mila euro. Ci sono poi tre Province pugliesi (nessuna in Basilicata) che hanno fatto ricorso alla finanza creativa, ma nessuna ha dichiarato in bilancio perdite potenziali. Fino alla scadenza dei contratti, infatti, i guadagni (o le perdite) sono puramente teorici, anche se una prudente gestione induce gli amministratori pubblici ad accantonare in bilancio le risorse necessarie a far fronte alle perdite.
Stando ai numeri, rispetto a quella dei Comuni è molto più preoccupante la situazione della Regione. In una operazione di ristrutturazione del debito portata a termine dalla giunta Fitto, nel 2003 la Puglia ha stipulato due swap con Merrill Lynch per un valore di 870 milioni di euro. A oggi il mark to market (valore di mercato) di quei due contratti è negativo per 43 milioni. Stesso discorso per l’Acquedotto Pugliese, che nel 2004 ha contratto un debito da 165 milioni di sterline con la stessa banca inglese, debito collegato a un derivato che ad oggi sarebbe in perdita per circa 40 milioni. In entrambi i casi si parla di cifre teoriche, che andranno valutate alla scadenza. Aqp sta cercando da uscire dal tunnel attraverso un’azione legale contro Merril Lynch, con la quale spera di arrivare ad un accordo che permetta di rinegoziare il contratto a cifre ragionevoli.
Anche alla Regione qualcuno si era posto il problema: l’ex assessore al Bilancio, Francesco Saponaro, aveva predisposto una strategia per limitare le perdite. Attraverso la rinegoziazione dei mutui dell’intesa convenzionale, Saponaro aveva previsto di ottenere risparmi sugli interessi che sarebbero stati in parte utilizzati per costituire un fondo rischi: l’operazione è stata recentemente rinviata a tempi migliori. MASSIMILIANO SCAGLIARINI
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