Tempo scaduto per l'interporto di Tito l'Asi perderà il finanziamento di 8 mln
di ANTONELLA INCISO Atteso da oltre 20 anni, per favorire il trasporto integrato strade-ferrovie nell'area industriale potentina e finanziato con fondi Fas, l'impianto resterà una chimera perché il Consorzio Asi non è in grado di aggiudicare i lavori entro la fine di dicembre. Intanto, però, sono già stati spesi 5 milioni e 500mila euro di soldi pubblici
15 Settembre 2008
POTENZA - Il tempo è scaduto. Nonostante al 31 dicembre manchino più di tre mesi, il time out per la realizzazione di un raccordo ferroviario a servizio dell'interporto di Tito scalo è arrivato. Il Consorzio Asi non è in grado di aggiudicare i lavori entro la fine di dicembre e così gli 8 milioni di euro (fondi Fas, delibera Cipe 35/05) che dovevano essere impiegati per l'infrastrutturazione saranno ultilizzati per altro.
L'ufficializzazione delle difficoltà del Consorzio arriverà nei prossimi giorni, ma è certo che il commissario dell'ente Ernesto Navazio avrebbe già chiesto ai responsabili degli uffici di predisporre la lettera da inviare all'assessore regionale alle Infrastrutture, Innocenzo Loguercio.
In anticipo rispetto alle scadenze, quindi, il Consorzio formalizzerà l'impossibilità tecnico-amministrativa di utilizzare le risorse per attuare l'intervento. Il che di fatto aprirà le porte all'individuazione di nuove opere a cui destinare i fondi. Insomma, un'altra tegola sull'interporto, struttura che appare sempre più come un «sogno impossibile».
Atteso da oltre 20 anni, ipotizzato come idea per favorire il trasporto integrato strade-ferrovie nell'area industriale di Tito, l'impianto oggi resta una chimera. Una chimera costata diversi milioni di euro, di fondi pubblici naturalmente.
Basti pensare che lo stesso Consorzio Asi ha già speso 4 milioni di euro per il primo lotto ferroviario e un altro milione di euro per l'acquisto del terreno (110 ettari che l'ente intende riprendersi se entro dicembre non inizieranno i lavori). Oltre a detenere sino allo scorso mese di luglio anche una quota partecipativa di 21mila euro nel Consorzio pubblico - privato Lucandocks, nato nel 1987 proprio per dare corpo alla realizzazione della struttura. Quota dismessa e che da allora l'Asi sta cercando di vendere agli altri soci del Consorzio (tra cui con 1,8 per cento c'è la Regione, la Provincia, la Camera di Commercio e il Comune di Tito).
È evidente, però, che ora alla luce del mancato introito degli 8 milioni di euro (stanziati in base ad un accordo di programma quadro firmato 3 anni fa tra Regione e Ministero delle Infrastrutture) quei soldi potrebbero essere stati spesi inutilmente.
Ma non solo. Perchè l'Asi aveva anche affidato ad alcuni professionisti privati uno studio di progettazione costato 500mila euro. Studio che nelle intenzioni doveva essere pagato proprio con una parte degli 8 milioni di euro e che invece resterà una voce passiva nei bilanci dell'ente.
Una situazione intricata, dunque. Così come ad oggi resta pieno di incognite lo stesso futuro dell'interporto. Si farà? Non si farà? Resterà un progetto custodito in un cassetto? Da parte sua la Regione, attraverso l'assessore Loguercio, fa sapere che: «l'intenzione è quella di non distrarre gli 8 milioni di euro da quella che è la destinazione prioritaria».
«In ogni caso,- continua - abbiamo anche chiesto all'Asi l'indicazione di un'opera immediatamente cantierizzabile». Un'opera infrastrutturale come una strade, una ferrovie, un palazzo. E c'è già chi, a bassa voce, precisa che i soldi potrebbero essere dirottati per potenziare il sistema ferroviario interpoderale di Melfi.
Antonella Inciso
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