POTENZA - Parole, musica e immagini utilizzate da 13 artisti e da 13 attori per raccontare 13 viaggi perduti, in luoghi che, in pochi anni, sono diventati irraggiungibili a causa di guerre, terrorismo o disastri ecologici, con l'uomo «principale colpevole», caratterizzano il progetto "I Viaggi perduti. Suoni, immagini e parole", realizzato dal giornalista Luciano Del Sette con la collaborazione di Michela Gesualdo.
Il progetto è stato presentato a Potenza, in una manifestazione organizzata dalla Soprintendenza per i Beni archeologici della Basilicata, dalla Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici, dall'Apt (Azienda promozione turistica) e dal Distretto scolastico.
Nel corso della serata si è esibito anche il musicista di origine lucana Rocco De Rosa, accompagnato da Barbara Eramo (voce) e Pasquale Laino (fiati) ed è stato proiettato il dvd, «le cui immagini - è stato spiegato - sono supportate dai rumori di fondo dei filmati e da un commento musicale strumentale».
«Il progetto - ha osservato Del Sette - ripercorre luoghi del pianeta, grandi o piccoli che fossero, che un tempo, appena un attimo fa, si potevano raggiungere e scoprire seguendo il proprio spirito di avventura. Questi luoghi sono diventati viaggi perduti. A distruggere questi viaggi sono stati le guerre, la fame, il nuovo colonialismo, gli odi razziali, il terrorismo, il fanatismo, i disastri ecologici, l'imperialismo delle multinazionali e il turismo, insensibili alle culture e alle identità: insomma, è sempre l'uomo il principale colpevole».
Tra i 13 "Viaggi perduti" gli artisti hanno raccontato, «senza esserci mai stati», anche «quelli tra le macerie dell'Afghanistan, tra il sangue dell'Iraq, in un'Africa a brandelli, nella gigantesca macchina della Cina che mangia il passato in nome del futuro, nell'America delle Torri gemelle e dell'alluvione di New Orleans e negli incubi dell'ex Jugoslavia».
«Attraverso le parole, la musica e le immagini - ha concluso Del Sette - ci rivolgiamo alle nuove generazioni, per raccontare loro un mondo che non c'è più e che non potranno mai vedere, ma al tempo stesso ci rivolgiamo a loro per lanciare un messaggio di speranza che ha alla sua base la necessità della pace».
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