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VERONA - I carabinieri di Verona hanno sgominato una organizzazione capeggiata da personaggi di spicco della malavita pugliese e campana specializzati in furti di bestiame che veniva macellato e poi venduto nel sud Italia. Dalle prime ore di stamane i militari dell'arma stanno eseguendo 42 provvedimenti restrittivi emessi dal gip scaligero Monica Sarti su richiesta del pm Carlo Villani ed eseguiti tra le province di Foggia, Bari, Benevento, Perugia e Arezzo.
L'indagine, denominata «Limousine», è iniziata il 12 maggio 2006 dopo il furto di 40 ovini da un allevamento di Nogara (Verona). I carabinieri scaligeri, con il supporto anche dei militari del Nas e del gruppo Noe di Treviso, attraverso intercettazioni telefoniche, riprese video, controlli e pedinamento degli indagati hanno accertato decine di casi di furti per centinaia di capi di bestiame (bovini, cavalli e maiali), per un valore di 2 milioni di euro. Furti che venivano commessi su tutto il territorio nazionale.
Dall'indagine è emerso che l'attività non era occasionale, anzi si trattava di sistematiche azioni predeterminate e compiute dal medesimo gruppo di persone che agiva soprattutto ai danni di allevamenti privi di sistema di allarme, scegliendo i bovini, nella maggior parte dei casi, già pronti per la macellazione, e prediligendo le razze Limousine e Charolaise. L'organizzazione era attrezzata con camion, falsa documentazione di accompagnamento, e contava sulla disponibilità di macelli che non effettuavano alcun controllo, soprattutto di tipo sanitario. Non è escluso infatti che il bestiame avesse qualche problema di carattere sanitario.
La svolta delle indagini quando, raccolte tutte le denunce di furto di bestiame del 2006 e fatte verifiche nell'archivio delle forze dell'ordine sulla presenza di auto nei giorni dei colpi nelle vicinanze degli allevamenti, è emerso il nome di due persone di San Severo (Foggia), controllate appunto nei pressi di alcune aziende agricole poi derubate. Tenendo sotto controllo i due, gli investigatori hanno potuto dare un nome alle persone che facevano parte dell'organizzazione, che agiva con lo stesso modus operandi a prescindere dalla 'squadrà che materialmente compiva il furto. Così le squadre formate da varie persone, hanno operato in Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata.
Prima dei furti venivano svolti sopralluoghi nella zona, e poi si preparavano i mezzi per il trasporto degli animali e la documentazione da esibire in caso di eventuali controlli da parte delle forze dell'ordine. Al momento di agire partiva dalla Puglia, il giorno stesso in cui il furto veniva commesso, un'auto che serviva da staffetta e l'autocarro su cui si caricavano gli animali, che poi venivano portati al sud in strutture di proprietà degli indagati. In tempi reali bovini, equini, ovini e suini venivano macellati clandestinamente.
Nella fase preliminare dell'indagine, a titolo probatorio, i carabinieri di Verona coadiuvati dai colleghi dei comandi provinciali di Padova, Venezia, Rovigo, Ancona, Perugia, Macerata, Siena, Salerno e Benevento hanno sequestrato 13 camion, restituito ai legittimi proprietari centinaia di capi di bestiame e arrestato in flagranza di reato 10 persone. Dalle indagini è anche emerso, grazie al lavoro dei carabinieri del Nas di Padova, Bari, Benevento, Perugia e Arezzo, che alcuni indagati non hanno esitato a macellare capi di bestiame che si sospetta fossero malati o trattati farmacologicamente.
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