Firmata una convenzione tra l`Alsia (Agenzia lucana per lo sviluppo e l`innovazione in agricoltura) e il Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura)
07 Gennaio 2008
ROMA - Recupero e studio dei migliori biotipi di vitigni locali, produzione di vino e commercializzazione. Questo l`obiettivo della convenzione firmata oggi tra l`Alsia (Agenzia lucana per lo sviluppo e l`innovazione in agricoltura) e il Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura). Il progetto, denominato «Vitin-Valut: miglioramento qualitativo delle produzioni vitivinicole nel Mezzogiorno d`Italia», interesserà i comprensori dell`alta e media Val d`Agri, Medio Sinni-Pollino (Comuni di Rotonda, Chiaromonte, Francavilla sul Sinni e Senise) e del materano. La convenzione ha durata triennale, è cofinanziata da Regione Basilicata e Cra, e dispone di fondi per 400mila euro.
Alla firma erano presenti il presidente della Regione, Vito De Filippo, e l`assessore regionale all`Agricoltura, Roberto Falotico.
«Con questa convenzione - ha dichiarato il presidente De Filippo - si avvia un`interessante e importante collaborazione con il Centro di ricerca in agricoltura, che punta a valorizzare un settore particolarmente qualificato come quello vitivinicolo. Sarà possibile allargare il ventaglio delle produzioni della Basilicata - afferma - che oltre all`Aglianico del Vulture può cominciare a vantare nuovi vini di pregio». Il progetto prevede il recupero di antichi vigneti presenti sul territorio lucano, citati da fonti romane.
Secondo l`assessore Falotico, il punto focale del progetto è la ricerca, che dovrebbe portare a «un`agricoltura di qualità». La ricerca delle origini dei vitigni lucani «consentirà - afferma - di rilanciare l`intero comparto agroalimentare della zona».
Soddisfatti dell`intesa anche il presidente del Cra, Romualdo Coviello, che rimarca come il progetto punti innanzitutto all`allargamento del settore vitivinicolo lucano».
«L`ambizione - ha spiegato Coviello - è il recupero del vecchio Lagarinum, vino molto apprezzato dagli antichi Romani, che permetterebbe di unire al gusto anche una condivisione culturale sull`esempio del vino di Pompei, diventato un fiore all`occhiello di quella zona della Campania».
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