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POTENZA - Un funzionario pubblico è da stamani agli arresti domiciliari e altri otto sono stati sospesi dall'incarico nell'ambito di un'inchiesta coordinata dal Pm di Potenza, Henry John Woodcock, su una presunta truffa - per due milioni di euro - ai danni dell'Unione Europea, che ha erogato contributi non dovuti ad aziende agricole della provincia di Potenza.
L'arresto e la sospensione dagli incarichi sono stati decisi dal giudice per le indagini preliminari del capoluogo lucano, Gerardina Romaniello, con un'ordinanza eseguita dai Carabinieri. Le indagini coordinate da Woodcock sono durate circa un anno: le accuse agli indagati, che sono in totale 30, sono, a vario titolo, quelle di associazione per delinquere, falso in atto pubblico e truffa aggravata.
La persona agli arresti domiciliari è un ex dirigente dell'Arbea, l'azienda lucana per le erogazioni in agricoltura; le otto persone sospese dall'incarico sono dirigenti e ispettori del dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata e dirigenti e funzionari dell'Arbea. Il giudice ha disposto anche il sequestro preventivo di sette imprese agricole, la maggior parte delle quali con sede in Val d'Agri.
I Carabinieri hanno accertato che era stato creato un «sistema per falsificare le pratiche» e poterle così liquidare, cioè ottenere contributi comunitari, in alcuni casi in cambio di denaro o altri favori.
La persona agli arresti domiciliari è Giovanni Fiore, di Marsiconuovo (Potenza), già responsabile di Tramutola (Potenza) dell'Arbea.
I cinque funzionari del dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata che sono stati sospesi dall'incarico dal giudice sono Giuseppe Cazzato, Francesco Rizzi (responsabile degli ispettori del dipartimento stesso), Giuseppe Danzi, Michele Brandi e Domenico Silvestrelli.
I tre sospesi dell'Arbea sono il direttore, Gabriele Di Mauro - in passato assessore regionale - e i dipendenti Rosa Caso e Antonio Introcaso.
La verifica delle pratiche oggetto dell'inchiesta e di altri atti potrebbe far aumentare - secondo quanto si è appreso a Potenza - la somma truffata all'Unione Europea. Le indagini, poi, potrebbero portare all'individuazione di altri complici. I presunti appartenenti all'associazione individuata dai Carabinieri si occupavano delle domande per ottenere i contributi, di preparare verbali contenenti dati diversi da quelli reali, di "aggiustare" le pratiche per ottenere i contributi comunitari. Secondo l'accusa, il ricorso all'illegalità era diffuso, sistematico e organizzato, a fini clientelari.
I fondi si riferivano al sostegno dell'Unione europea per gli imprenditori che hanno "ritirato" i terreni dalla produzione per venti anni (lasciandoli cioè totalmente incolti) o che li hanno convertiti in agricoltura biologica, in base al Piano di sviluppo rurale 2000-2006. Le domande per la concessione dei contributi venivano inviate dagli agricoltori ai centri di assistenza e da qui, su un modello informatico, all'Arbea, dove veniva redatta l'istruttoria, consegnata poi al dipartimento regionale per l'agricoltura della Basilicata. I tecnici del dipartimento avevano il compito di svolgere i sopralluoghi sui terreni indicati nelle domande, cosa che, secondo gli investigatori, non avveniva, attestando invece "a tavolino" la presenza di terreni incolti di o colture biologiche inesistenti, falsificando così le pratiche.
Ammonterebbero a due milioni di euro i fondi indebitamente percepiti dagli agricoltori, prevalentemente nella zona della Val d'Agri. Si era creato quindi un «vero e proprio circolo» tra alcuni tecnici regionali e funzionari dell'Arbea. I contributi concessi variavano da diecimila a centomila euro, in relazione alla grandezza dei terreni indicati nelle domande.
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