L'architetto Pietro Laureano, esperto Unesco nella lotta alla desertificazione, a Matera illustra le sue «Dieci regole» per un uso intelligente della risorsa idrica
22 Luglio 2007
MATERA - Uso intelligente dell'acqua, recupero di tecniche tradizionali, blocco della costruzione di grandi dighe, costruzione di sistemi di distribuzione per rendere autonomi gi edifici e divieto di pubblicizzare le acque minerali sono alcune delle «Dieci regole» per governi ed enti locali, messe a punto dall'architetto Pietro Laureano, esperto dell'Unesco nella lotta alla desertificazione.
Laureano è il fondatore della Banca mondiale per le conoscenze tradizionali delle Nazioni Unite, per un corretto uso dell'acqua e per combattere gli effetti procurati dai cambiamenti climatici, dalla siccità e dalla deserticazione. Il «decalogo» chiede di non fornire acqua potabile all'agricoltura, di dare alle abitazioni la quantità necessaria di «ottima» acqua bevibile e acque di «minore potabilità» per usi sanitari, di fornire a tutti gli organismi l'acqua necessaria alla vita. L'esperto invita a cambiare le abitudini di uso e consumo dell'acqua e per questo di vietare la pubblicità delle acque minerali, di rendere autosufficienti gli edifici tramite sistemi di raccolta dell'acqua piovana e il riciclaggio, di rendere autosufficiente l'agricoltura incentivando pratiche di raccolta di acque di superficie, tecniche drenanti e il riciclo.
Fra le richieste di Laureano vi sono il blocco della costruzione di grandi dighe, l'incentivo ai microbacini, la riapertura dei grandi invasi idreolettrici, di lasciare scorrere l' acqua negli alvei dei fiumi, di applicare tecniche tradizionali per la manutenzione dei ghiacciai e di abolire gli innevamenti artificiali. La decima regola suggerita per un corretto uso dell'acqua riguarda l'applicazione di una «urbanistica tridimensionale» basata sul ciclo dell'acqua - atmosfera, suolo, sottosuolo - e l'adattamento delle città ai cambiamenti climatici attraverso tetti-giardino, sistemi di raccolta in superficie e fasce drenanti di alimentazione delle falde sotterranee: «Sembrano - ha detto Laureano - misure drastiche o fantascientifiche e invece è il nostro futuro immediato e necessario in rapporto all'amministrazione di questo bene così diffuso e così prezioso. Se i consumi medi di un Paese occidentale come l'Italia diventassero quelli dei sei miliardi di abitanti della Terra - ha concluso l'esperto dell'Unesco - allora davvero il pianeta, su cui c'è acqua a sufficienza, non ne avrebbe più abbastanza».
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