La promessa del neocommissario Domenico Pappaterra, per una più corretta gestione di un'area naturale a cavallo tra la Basilicata e la Calabria e che ha rischiato l'abbandono
05 Maggio 2007
COSENZA - «La prima cosa che mi propongo di fare è riaccendere la speranza e riconquistare la fiducia dei cittadini nei confronti del Parco. È un'impresa non facile, ma spero di potercela fare in quanto «uomo del territorio», conoscitore di ogni angolo di questo splendido pezzo di Meridione d'Italia». Lo afferma Domenico Pappaterra, neo commissario del Parco nazionale del Pollino. «Il mio primo impegno - aggiunge Pappaterra - sarà quello di ascoltare i cittadini, le istituzioni, gli attori del territorio. Non per fare sterili passerelle, ma per comprendere meglio da dove ripartire per restituire l'istituzione Parco alle genti che hanno saputo conservare, nonostante anni di attesa e di speranze andate deluse, l'ambiente, agendo per trasformare il fallimento e la rabbia delle popolazioni in fiducia e in possibilità di sviluppo».
Pappaterra ringrazia «per la fiducia concessami il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, i presidenti e gli assessori all'Ambiente di Calabria e Basilicata per l'intesa data alla mia nomina. Rivolgo anche un sentito apprezzamento a tutti i sindaci che hanno in questi mesi, sostenuto e richiesto la scelta compiuta dal ministro, insieme con i rappresentanti politici e istituzionali delle due regioni. Ora bisognerà puntare a rendere il Pollino - continua Pappaterra - un Parco produttivo sul serio, puntando alla creazione effettiva di nuove possibilità occupazionali per i giovani e i meno giovani che hanno deciso di vivere qui, così come da tempo è stato fatto in altre aree protette che vantano meno potenzialità delle nostre, e risolvere la difficile vertenza dei lavoratori precari del Parco».
«Per far questo - secondo il neo commissario - sarà necessario recuperare, sul piano istituzionale, rapporti di massima collaborazione con Province e Regioni e dare il giusto ruolo alla Comunità del Parco, instaurando un raccordo tra gli organi dell'Ente e i 70 amministratori che la compongono in maniera tale da fare della Comunità non un semplice organo di ratifica, ma una vera e propria Consulta da tenere in debita considerazione sulle questioni strategiche della vita dell'area protetta. Rendendo i sindaci e i presidenti di Province, Comunità del Parco e Regioni i veri protagonisti del futuro del territorio».
La nuova gestione del Parco dovrà puntare, secondo Pappaterra, ad eliminare la conflittualità pure esistente sul territorio, attuando un confronto costruttivo con tutte le associazioni nella consapevolezza che «occorre imprimere un nuovo dinamismo alle politiche ambientali, puntando a creare sviluppo e occupazione. Bisognerà, poi, dare al Parco adeguati strumenti di pianificazione, in grado di dare risposte concrete alle esigenze delle comunità. Al pari andrà chiusa la questione riperimetrazione, d'intesa con il Ministero e la Conferenza Stato-Regioni». Infine, tra i punti programmatici di Pappaterra c'è il rilancio dell'accordo quadro di programma, sottoscritto dalle Regioni Calabria e Basilicata, dalle organizzazioni sindacali e da Legambiente. «Costituisce una nuova e sempre attuale opportunità da utilizzare - commenta Pappaterra - facendo riferimento alle risorse nazionali e regionali e, soprattutto, a quelle europee».
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