Risulta dalle anticipazioni del Rapporto Svimez 2006. La regione pur a livello medi nel Sud, registra indici negativi del Pil, della occupazione e dello stesso tasso di attività
10 Luglio 2006
POTENZA - «La presentazione del rapporto Svimez 2006 relativo all'andamento dell'economia nel Mezzogiorno nell'anno 2005 che avverrà domani a Roma, purtroppo conferma il trend negativo degli ultimi due anni all'interno del quale la nostra regione, pur collocandosi in una posizione intermedia fra le regioni meridionali, fa registrare indici negativi sia sul versante della crescita del Pil che della occupazione e dello stesso tasso di attività».
Lo ha detto, in una dichiarazione, il presidente del Comitato di coordinamento istituzionale per le politiche del lavoro della Regione Basilicata, Gianno Romaniello: «Da un'analisi di alcuni indicatori, è evidente che nell' ultimo triennio si è bloccata la performance positiva registratasi nel periodo 1997-2002 quando il tasso di crescita è stato mediamente più alto di circa mezzo punto rispetto alle altre regioni del Sud.
Si tratta allora di mettere all' ordine del giorno della agenda politica regionale il tema della ripresa del dibattito sul lavoro, la qualità degli interventi, la priorità in materia di politiche attive del lavoro e della formazione, consapevoli che con il lancio del patto con i giovani, si sono accese speranze che non possono essere deluse a causa delle forti difficoltà del sistema produttivo e dei servizi ad invertire la tendenza regressiva degli ultimi due anni. La Basilicata - ha aggiunto Romaniello - deve tornare ad un tasso di crescita di almeno un punto superiore alla media del Mezzogiorno, e lo può fare in quanto vi sono tutte le potenzialità, a partire dal modello di relazioni, alla forte volontà della stragrande maggioranza delle imprese di investire sul futuro, alla determinazione delle classi dirigenti di riavviare un nuovo ciclo nell' uso e nella allocazione delle risorse disponibili partendo da un nuovo e più incisivo ruolo del territorio. Un tema, quello della partecipazione e del protagonismo dei soggetti sociali e delle autonomie locali - ha concluso - che deve portare al rafforzamento della pratica concertativa per una maggiore selettività e produttività degli interventi superando localismi, protezionismi e relazioni corti».
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