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POTENZA - L'accusa è concorso in abuso d'ufficio, per favorire la nomina a direttore generale dell'Asl di Venosa (Potenza) di una persona politicamente più gradita.
La Procura della Repubblica di Potenza ha chiesto il rinvio a giudizio della Giunta regionale lucana in carica fra il 2000 e il 2001 e di tre dirigenti e funzionari della stessa azienda sanitaria: in totale undici persone.
La richiesta di rinvio a giudizio sarà discussa davanti al giudice dell'udienza preliminare di Potenza dopo la pausa estiva.
Gli imputati sono:
l'ex presidente della Giunta e attuale senatore e Sottosegretario allo Sviluppo economico, Filippo Bubbico (Ds);
l'ex assessore alla Sanità e attuale presidente della Giunta, Vito De Filippo (Margherita);
gli ex assessori Sabino Altobello (Ds, ora presidente della Provincia di Potenza), Carlo Chiurazzi (Margherita, tuttora assessore regionale), Aldo Michele Radice (all'epoca della Margherita, ora portavoce regionale dell'Italia dei valori), Carmine Nigro (Udeur, ora presidente della Provincia di Matera), Salvatore Blasi (Sdi) e Rocco Vita (Ds);
il direttore generale della Asl di Venosa, a favore del quale sarebbe stato commesso l'abuso d'ufficio, Giancarlo Vainieri;
i funzionari della stessa Asl Michele Pinto e Santo Alessi.
La richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura della Repubblica è la conseguenza dell'ordinanza con cui il giudice delle indagini preliminari di Potenza, Alberto Iannuzzi, ha rigettato la richiesta di archiviazione dell'inchiesta - presentata mesi fa dalla stessa Procura - e ha disposto la formulazione coatta dell'imputazione a carico degli undici indagati.
Nella richiesta di rinvio a giudizio - firmata dal Procuratore della Repubblica, Giuseppe Galante - si contesta agli amministratori regionali, al dirigente e ai funzionari della Asl venosina di aver perseguito un disegno «di natura politica», sospendendo dal servizio e poi interrompendo il contratto con l'allora direttore generale dell'Asl, Giuseppe Panio, per favorire la nomina al suo posto di Vainieri (considerato vicino alle posizioni politiche di Bubbico). Il procedimento, però, non tenne conto - secondo l'ipotesi accusatoria formulata dalla Procura - della «situazione di almeno dubbia compatibilità con l'incarico apicale» in cui si trovava Vainieri, per cui si fondò su «condizioni illegali».
Nell'ordinanza con cui, nei giorni scorsi, dispose la formulazione dell'imputazione coatta, il giudice ordinò anche la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Catanzaro e alla Corte dei Conti. Alla Procura di Catanzaro a tutela del Pubblico ministero che aveva coordinato all'inizio l'inchiesta sulla nomina di Vainieri e che si era astenuto quando Panio aveva ipotizzato una relazione fra la richiesta di archiviazione dell'inchiesta sul suo allontanamento e la nomina del marito del magistrato a direttore generale dell'azienda ospedaliera di Potenza, ad opera della stessa Giunta regionale che aveva nominato Vainieri.
La trasmissione degli atti alla Corte dei Conti è stata decisa da Iannuzzi perché la Giunta regionale della Basilicata assegnò a Panio 150 mila euro «a titolo di risarcimento del danno» per l'illegittima sospensione (stabilita dal Tribunale di Melfi) e come «incremento del compenso liquidato a fine mandato».
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