Appesantita dalla crisi dell'apparato industriale si rischia di chiudere anche il 2005 in negativo: emerge dall'analisi dal Centro studi Unioncamere Basilicata
23 Novembre 2005
POTENZA - Appesantita dalla crisi dell'apparato industriale l'economia lucana continua a procedere con il freno tirato e rischia di chiudere anche il 2005 con il segno meno: è il quadro che emerge dall'analisi dell'economia lucana nel primo semestre del 2005, condotta dal Centro studi Unioncamere Basilicata.
Le tendenze per il primo semestre dell'anno rivelano che i consumi privati continuano a ristagnare, che rallentano gli investimenti nell'industria, l'export subisce un vero e proprio tracollo con una flessione su base annua del 24 per cento e, inoltre, nell'edilizia il volume d'affari delle imprese accusa un sensibile regresso dopo i segnali di ripresa emersi nella seconda metà del 2004.
Indicazioni favorevoli provengono soltanto dal settore dei servizi dove si registra una significativa ripresa dell'occupazione ed anche il processo di formazione di nuove imprese mostra una discreta vitalità. Entrando nel dettaglio, il settore maggiormente in difficoltà resta il comparto manifatturiero con una flessione dei volumi di produzione e di fatturato del 2,5 per cento nei primi 6 mesi dell'anno, con cedimenti particolarmente rilevanti in diversi rami (tessile/abbigliamento, minerali non metalliferi, chimica e materie plastiche, legno e mobile).
Le attuali difficoltà del settore industriale trovano conferma nel diffuso ricorso agli interventi di sostegno della cassa integrazione che hanno fatto registrare il monte-ore più elevato degli ultimi 10 anni. Si registra inoltre un forte ridimensionamento dei livelli occupazionali, diminuiti del 10 per cento (pari a circa 3.800 unità lavorative), sempre nella media del primo semestre. Il clima di fiducia tra gli operatori rimane «abbastanza depresso».
Ciò si ripercuote sulla vitalità del sistema imprenditoriale che sta reagendo alla crisi limitando l'apertura di nuove imprese ma anche intensificando i processi di rafforzamento strutturale. La perdita di posti di lavori nel settore industriale ed anche in quello agricolo è stata controbilanciata dalla crescita dell'occupazione terziaria (quasi 6mila unità in più), alimentata quasi esclusivamente dalla componente del lavoro autonomo, cosicchè i livelli occupazionali complessivi sono risultati pressochè stabili rispetto al primo semestre 2004.
Non va meglio la salute finanziaria delle famiglie lucane. L'indagine di Unioncamere registra un aumento del tasso di sofferenza nel settore del credito al consumo e dell'ammontare dei protesti elevati per assegni non onorati, cambiali e tratte scadute. I consumi non crescono anche a causa della dinamica inflattiva per le voci più importanti del bilancio familiare, alimentari e abitazione. Una ulteriore conferma delle minori capacità di spesa delle famiglie è fornita, inoltre, dall'evoluzione del mercato immobiliare residenziale che, negli ultimi due anni, ha evidenziato un progressivo rallentamento.
Commentando gli esiti dell'indagine, per il presidente dell'Unioncamere, Pasquale Lamorte, le previsioni di primavera, che accreditavano la regione di una crescita del Pil per l'intero 2005 dello 0,8 per cento subiranno una correzione negativa «non essendosi verificata l'inversione di tendenza tanto auspicata, dal recupero della domanda interna, sia nella componente della spesa per consumi delle famiglie che in quella degli investimenti fissi lordi, al contributo nuovamente positivo delle esportazioni».
Lascia il tuo commento
Condividi le tue opinioni su