Navi radioattive inabissate: vogliamo sapere la verità

di FILIPPO MELE

Torna d'attualità il giallo mai chiarito delle «navi a perdere» cariche di rifiuti tossici o, peggio, radioattivi che sarebbero state affondate (il condizionale è d'obbligo) nel Mediterraneo, Jonio e Tirreno compresi. Anche nei tratti antistanti la Basilicata. Un giallo scaturito dalle denunce di Compagnie assicurative su carrette del mare affondate in circostanze «misteriose » attorno agli anni '80 – '90 e dalle dichiarazioni di pentiti di 'ndrangheta. 

L'interesse pubblico a chiarire il “giallo” è evidente: il Mediterraneo inquinato è una mina per l'ambiente e la salute. Così, in passato, numerose sono state le iniziative che hanno chiesto a vari Governi di effettuare campagne di accertamento. Ma invano. È per questo che in occasione della rassegna Slow Fish, svoltasi alla Fiera di Genova, è stata lanciata una petizione a sostegno dell’azione dell’Osservatorio «Per un Mediterraneo libero dai veleni» promosso dalle associazioni Agci – Agrital, Cittadinanza attiva, Comitato Civico Natale De Grazia (dedicato al capitano della Marina che morì «improvvisamente » indagando proprio sulle «navi a perdere», ndr), Greenpeace Italia, Lega Pesca, Marevivo, Medici per l’Ambiente – Isde, Movimento «Ammazzateci Tutti» / Fondazione Scopelliti, Slow Food Italia, Società chimica italiana e Wwf Italia. 

Associazioni che estenderanno alle loro realtà regionali (Basilicata compresa) la raccolta delle firme. Presentando la petizione l’Osservatorio ha lanciato un «forte segnale di allarme sui traffici illeciti internazionali di rifiuti via mare, spesso coniugati con il traffico d’armi» e ha chiesto a Governo, magistratura e parlamento «un impegno concorde per mettere con le spalle al muro la rete di trafficanti che opera sostanzialmente impunita da 23 anni e per disinnescare la bomba ad orologeria, ai danni dell’ambiente e della salute dei cittadini, costituita dalle "navi dei veleni" e dalle zone franche costiere dove sono stati affondati o seppelliti rifiuti pericolosi o radioattivi». La petizione individua alcuni filoni operativi tra cui: stabilire un rapporto organico tra le Commissioni parlamentari di indagine; creare un coordinamento tra le Procure che si sono occupate (Matera) e si stanno occupando dell’argomento; convocare al Ministero dell’Interno un tavolo con gli organismi e le Forze dell’ordine che abbiano svolto o possano svolgere ricerche e indagini per redigere un elenco delle «navi e perdere» e fornire indicazioni per intervenire sui casi più sospetti.
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