Polo Acquisti Lucania il «colosso» di Tito affossa i più piccoli

di Massimo Brancati

TITO - Era scontato che potesse avere un forte impatto sull’intero settore. L’apertura del più grande centro commerciale lucano a Tito scalo se da un lato offre all’utenza potentina un servizio «omnibus» presente ormai in quasi tutte le realtà italiane, dall’altro rischia di tradursi nel colpo di grazia per i piccoli negozi, già alle prese con una crisi senza fine. La decisione di aprire le porte del centro commerciale anche il Lunedì dell’Angelo (sono stati in tanti i cittadini che hanno trascorso la Pasquetta a zonzo tra i negozi della struttura) scatena qualche polemica. Per la verità, più nella «base» dei commercianti che tra le organizzazioni di categoria che, fino ad oggi, non si è esposta sul tema. Ma la vera questione è: come possono i piccoli esercenti reggere l’onda d’urto di ipermercati e catene commerciali? Il consigliere regionale dell’Idv, Antonio Autilio, chiede l’attivazione di misure urgenti a difesa dei negozi al dettaglio. Negozi che continuano a chiudere: secondo un recente sondaggio della Confesercenti, gli esercizi commerciali alimentari al dettaglio in Basilicata, in dieci anni, sono diminuiti tra il 20 e il 30 per cento, accentuando la tendenza negativa nazionale, mentre in almeno una cinquantina di piccoli comuni già da qualche anno sopravvivono negozi che somigliano ai primi «empori» degli anni Cinquanta, quando in un unico esercizio si vendeva di tutto e quindi non solo prodotti alimentari.

«Una situazione – aggiunge Autilio – che impone al Consiglio regionale un’urgente revisione ed adeguamento del Piano regionale commerciale sempre meglio in raccordo con i Piani comunali ed in particolare in materia di nuovi mega centri commerciali ed ipermercati. Anche se la normativa nazionale è ispirata al principio della liberalizzazione delle licenze commerciali, se si pensa che l’ultima modifica alla normativa regionale di settore risa le al 1999 è facile comprendere che in dodici anni sono cambiate molte cose nel commercio e la Regione non può assistere passivamente alla mortalità delle ditte individuali.

Proprio in questi giorni che hanno preceduto le festività pasquali – sottolinea il consigliere di Idv - l’Istat non solo ha confermato che i consumi delle famiglie restano al palo ma ha riferito che a pesare sul trend negativo sono ancora gli ipermercati (-2,2% su base annua). Pertanto l’apertura di nuovi grandi spazi commerciali non aiuta gli imprenditori di settore, scatena concorrenza che i piccoli esercizi non sono in grado di reggere e, a causa del clima di incertezza oltre che di crisi diffusa, non sembra trovare riscontri positivi tra famiglie e consumatori.

Le famiglie continuano tirare la cinghia anche sul cibo e cercano la promozione e il prezzo più basso, risparmiando anche sulla qualità».

Come aiutare i piccoli commercianti? Da una parte, secondo Autilio, è indispensabile intervenire sul rilancio del mercato, partendo da una detassazione per le famiglie a reddito fisso, lavoratori e pensionati, di almeno 1.200 euro annui, come sollecitano le associazioni di consumatori.

Servono, poi, incentivi fiscali e finanziari per favorire esperienze di negozi di vicinato, di associazioni di commercianti nei centri storici dei nostri piccoli comuni, come l’esperienza consolidata nel tempo a Moliterno. «Possono rappresentare - conclude Autilio - una risposta positiva alle micro-imprese commerciali e contemporaneamente ai consumatori per garantire loro condizioni di risparmio e la qualità specie dei prodotti alimentari».
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