La sgozza per strada La mamma di lei: «Nessuno l'ha aiutata»
di FABIO AMENDOLARA
MATERA - «Me l’hanno uccisa». Nell’ingresso del primo palazzo di via dell’Ariete, nel nuovo quartiere popolare della periferia di Matera, rimbombano le urla della mamma di Anna Rosa Fontana, la donna di 38 anni ammazzata l’altra notte dal suo ex convivente Paolo Chieco che dopo averla già ridotta in fin di vita a coltellate cinque fa, uscito dal carcere aveva ripreso a tormentarla. Camilla Schiuma, 60 anni, inserviente ospedaliera, è vestita di nero. È con i parenti più stretti: le altre due figlie, il genero, un anziano fratello. Un fazzoletto bianco in mano e una coperta di lana sulle gambe. È disperata. Agita le ultime denunce che aveva presentato contro quell’uomo. «Ora corrono tutti a dirmi che sono dispiaciuti, ma nessuno ha fatto nulla per salvare la mia Anna Rosa». Poi prende quei fogli e li strappa con rabbia.
In una querela che aveva depositato ai carabinieri è riportato il contenuto di due drammatici sms che la figlia aveva inviato il 2 ottobre, appena due mesi fa. Il primo, scritto all’1:18 della notte era diretto alla madre: «Mamma mi sta uccidendo, ora mi porta nel» digitava, senza riuscire a completare la frase.
All’1:40 un sms al figlio Antonio: «Antonio mi sta uccidendo corda al collo mi ha portato di forza nella tavernetta per paura che chiamo i carabinieri mi stava but nel burrone come devo fare».
«Lo abbiamo denunciato ma non è servito a niente, me l’ha portata via lo stesso», si dispera ora la donna.
Vi siete sentiti soli? «Non sapevamo neppure che quello avesse avuto una diffida dalla procura per non avvicinarsi a mia figlia, lo abbiamo letto sulla Gazzetta. Non è venuto nessuno a dirci ufficialmente come stavano le cose».
E lui continuava a sostare sotto casa? «Quel decreto di stalking non serviva a niente. Lo trovavamo tutti i giorni vicino al portone».
Come si comportava? «Abbiamo perso il conto del numero di aggressioni».
Per ogni aggressione c’è stata una denuncia? « L’ultima è di ottobre. Ma non è servita a niente. L’aveva chiusa in una stanza e aveva cercato di soffocarla con una corda».
Un altro tentato omicidio? «Tentato omicidio e sequestro di persona. La prova è in quei messaggini che Anna Rosa mi aveva mandato sul cellulare. Li consegnammo ai carabinieri».
E il risultato? «Il provvedimento per stalking, inutile. Perché lui è rimasto libero e infatti ha ucciso».
Cosa vi aspettavate? «Qualcosa di più efficace. L’altra sera sono andata a prendere mia nipote a scuola e lui, come sempre, era lì che aspettava mia figlia».
Insomma, un omicidio annunciato? «Lunedì mia figlia mi ha telefonato. Urlava. Mi ha detto: Mamma ho paura. Mi chiudo nel portone per nascondermi».
C’era lui? «Era lì». E non ha chiamato la polizia? «Lei mi ripeteva: e cosa chiamo a fare polizia e carabinieri? Mi pigliano per pazza».
Se la sente di lanciare un appello? «Mi sento solo di dire che nessuna donna merita quello che è stato fatto a mia figlia».
MATERA - «Me l’hanno uccisa». Nell’ingresso del primo palazzo di via dell’Ariete, nel nuovo quartiere popolare della periferia di Matera, rimbombano le urla della mamma di Anna Rosa Fontana, la donna di 38 anni ammazzata l’altra notte dal suo ex convivente Paolo Chieco che dopo averla già ridotta in fin di vita a coltellate cinque fa, uscito dal carcere aveva ripreso a tormentarla. Camilla Schiuma, 60 anni, inserviente ospedaliera, è vestita di nero. È con i parenti più stretti: le altre due figlie, il genero, un anziano fratello. Un fazzoletto bianco in mano e una coperta di lana sulle gambe. È disperata. Agita le ultime denunce che aveva presentato contro quell’uomo. «Ora corrono tutti a dirmi che sono dispiaciuti, ma nessuno ha fatto nulla per salvare la mia Anna Rosa». Poi prende quei fogli e li strappa con rabbia.
In una querela che aveva depositato ai carabinieri è riportato il contenuto di due drammatici sms che la figlia aveva inviato il 2 ottobre, appena due mesi fa. Il primo, scritto all’1:18 della notte era diretto alla madre: «Mamma mi sta uccidendo, ora mi porta nel» digitava, senza riuscire a completare la frase.
All’1:40 un sms al figlio Antonio: «Antonio mi sta uccidendo corda al collo mi ha portato di forza nella tavernetta per paura che chiamo i carabinieri mi stava but nel burrone come devo fare».
«Lo abbiamo denunciato ma non è servito a niente, me l’ha portata via lo stesso», si dispera ora la donna.
Vi siete sentiti soli? «Non sapevamo neppure che quello avesse avuto una diffida dalla procura per non avvicinarsi a mia figlia, lo abbiamo letto sulla Gazzetta. Non è venuto nessuno a dirci ufficialmente come stavano le cose».
E lui continuava a sostare sotto casa? «Quel decreto di stalking non serviva a niente. Lo trovavamo tutti i giorni vicino al portone».
Come si comportava? «Abbiamo perso il conto del numero di aggressioni».
Per ogni aggressione c’è stata una denuncia? « L’ultima è di ottobre. Ma non è servita a niente. L’aveva chiusa in una stanza e aveva cercato di soffocarla con una corda».
Un altro tentato omicidio? «Tentato omicidio e sequestro di persona. La prova è in quei messaggini che Anna Rosa mi aveva mandato sul cellulare. Li consegnammo ai carabinieri».
E il risultato? «Il provvedimento per stalking, inutile. Perché lui è rimasto libero e infatti ha ucciso».
Cosa vi aspettavate? «Qualcosa di più efficace. L’altra sera sono andata a prendere mia nipote a scuola e lui, come sempre, era lì che aspettava mia figlia».
Insomma, un omicidio annunciato? «Lunedì mia figlia mi ha telefonato. Urlava. Mi ha detto: Mamma ho paura. Mi chiudo nel portone per nascondermi».
C’era lui? «Era lì». E non ha chiamato la polizia? «Lei mi ripeteva: e cosa chiamo a fare polizia e carabinieri? Mi pigliano per pazza».
Se la sente di lanciare un appello? «Mi sento solo di dire che nessuna donna merita quello che è stato fatto a mia figlia».