Il lucano Ettore Appella tra i 10 scienziati italiani più importanti nel mondo

di MASSIMO BRANCATI 

È considerato uno dei dieci scienziati italiani più importanti al mondo. Nelle sue vene scorre sangue lucano: si chiama Ettore Appella, 77 anni, direttore della sezione di Immunologia all’Istituto per il cancro a Bethesda (Washington). Secondo una speciale graduatoria stilata dalla Via-Academy, un’associazione di accademici espatriati, Appella è nella «top ten» dei 400 ricercatori italiani più apprezzati. 

I parametri che hanno ispirato la classifica fanno riferimento alle citazioni e alle pubblicazioni calibrate con l’età. Si tratta di «cervelli» che hanno dato grandi contributi alle ricerche nel campo dell’immunologia e dello studio delle cellule. «È il meglio della cultura e scienza italiana - ha sottolineato a La Stampa Mauro Degli Esposti, biochimico originario di Imola, che ha avuto l’idea della speciale graduatoria -. I risultati del nostro lavoro sono aperti a varie interpretazioni. Il primo che balza agli occhi è che tutti, o quasi, i top dei top si trovano all’estero, una situazione veramente anomala per una nazione con tanti talenti». Anche Appella vive lontano dalla sua terra d’origine. 

Lui è nato a Castronuovo Sant’Andrea nel 1933 e si è diplomato al Liceo Classico «Orazio Flacco» di Potenza. Ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia all’Università «La Sapienza» di Roma. La citazione di Appella nei dieci scienziati italiani più importanti nel mondo inorgoglisce la comunità di Castronuovo, la cui Pro-loco non ha mancato di sottolineare il riconoscimento ricevuto. Ma anche il capoluogo lucano esprime soddisfazione: Appella, infatti, ha molti amici in città nonostante manchi da Potenza dai tempi della maturità. 

Dopo una breve esperienza da ricercatore all’Istituto del Cancro «Regina Elena» di Roma, Appella viene chiamato in America nel 1959 alla «Johns Hopkins University» di Baltimora e nel giro di pochi mesi all’Istituto Internazionale della Salute di Bethesda, il luogo dove l’America si prepara agli appuntamenti col futuro. Specializzato in Biologia Molecolare, è collaboratore a livello mondiale con tutti gli Istituti di Ricerca di Immunologia ed è autore di oltre 450 pubblicazioni. Uno dei primi a segnalare l’attività di Appella fu, nel 1977, Mario Trufelli che, inviato della trasmissione Rai «Check-up», si recò a Chevy Chease per intervistarlo. In quel momento, il ricercatore originario di Castronuovo, in un laboratorio accanto a quello del famoso virologo Gaytusek, premio Nobel per la ricerca scientifica nel ’76, analizzava da circa venti anni «sequenze di peptici o proteine ad una sensitività altissima». 

Trufelli, allora, gli fece una domanda: «A che punto siete per quanto riguarda gli studi su una malattia – i tumori – che non offre ancora nessun segno di speranza?». 
Lo scienziato rispose: «Non è esatto. Molti tumori, per esempio quelli del sangue, la leucemia tanto per intenderci, non si potevano trattare fino a qualche tempo addietro, adesso consentono una sopravvivenza di molti anni rispetto a dieci anni fa. La malattia non deve assolutamente preoccupare né il clinico né il paziente. Il paziente si fa vittima quando si trascura, quando non si sottopone, come qui in America, a periodiche indagini. Molti tumori, per esempio quelli del sangue, la leucemia tanto per intenderci, non si potevano trattare fino a qualche tempo addietro, adesso consentono una sopravvivenza di molti anni rispetto a dieci anni fa. Questo vuol dire che qualche risultato, in una lotta che non ci dà tregua, è stato raggiunto. Altri tumori dove la diagnosi è fatta precocemente si curano in maniera definitiva e qui in America abbiamo esempi clamorosi». 

Parole, piene di speranza, che avremmo voluto sentire direttamente dalla sua voce. Ma il prof. Appella è in giro per il mondo tra convention e istituti di ricerca. Un minuto, per noi, siamo certi che l’avrebbe speso. Ma il suo telefonino è irraggiungibile.
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