Potenza, presidente Enpa «Digiuno per salvare 400 cani» Il video-appello di Marisa Laurito

di GIOVANNA LAGUARDIA

Tutta l’Italia animalista si mobilita per salvare i 400 cani randagi, da anni ospitati nei canili di Potenza e Paterno, che la Comunità Montana Alto Agri ha destinato alla «deportazione» in un canile calabrese di Cassano allo Jonio, vincitore della gara d’appalto per la custodia. Il presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi, ha annunciato lo sciopero della fame per bloccare il trasferimento in Calabria: «Siamo ancora in piena emergenza e non è vero che la questione sia stata risolta. Farò lo sciopero della fame - ha detto Rocchi - finché non non sarà cancellata la deportazione in Calabria dei 400 cani di Potenza. Sono giunta a questa decisione così forte – ha aggiunto Rocchi – perché il muro di silenzio del Presidente della Regione Basilicata e degli amministratori locali è inaccettabile e rappresenta un’offesa alla coscienza dei cittadini. Mi appello alla Regione Basilicata affinché torni sui suoi passi, e cancelli un provvedimento che, oltre a essere inaccettabile per la sorte dei 400 cani, quasi tutti anziani, rappresenta lo smantellamento della normativa nazionale sul randagismo, la legge 281/91. È un’amara beffa – conclude Rocchi – che mentre si celebra il quarantesimo anniversario dell’istituzione delle Regioni, proprio gli amministratori regionali si rendano responsabili di una così grave violazione della legge nazionale e della cultura di rispetto per gli animali che si è affermata nella coscienza del Paese». 

A fianco di Rocchi, dell’Enpa e di altre associazioni animaliste come la Dna (Diritti-Natura- Animali), che si stanno battendo per far restare gli animali dove sono, si stanno battendo personaggi pubblici del calibro di Marisa Laurito, che ha lanciato il proprio appello dal Tg 1 Rai, e tutto il popolo di Internet, che per la terza volta ha ricominciato ad inondare la rete di appelli. Due le considerazioni che spingono gli animalisti ad opporsi alla decisione presa dalla Comunità montana Alto Agri.

 In primo luogo, fanno presente gli animalisti, molti dei cani in questione sono anziani e vivono da molti anni all’interno dei canili di Potenza e di Paterno, dove hanno costituito il proprio branco. Trasferirli altrove significherebbe condannarli a morte sicura, perché sarebbero respinti ed attaccati qualora inseriti in un nuovo ambiente, con altri cani e altre dinamiche di branco. In secondo luogo, la cifra grazie alla quale dal canile di Cassano allo Jonio ha vinto l’appalto viene giudicata troppo bassa per poter garantire il benessere degli animali. Soprattutto perchè comprensiva di spese di alimentazione, assistenza veterinaria, accalappiamento dei cani nei territori della Comunità e perfino di smaltimento dei corpi degli animali morti. 

La storia dei 400 randagi lucani è balzata agli onori delle cronache circa un anno fa, quando il canile calabrese aveva vinto l’appalto, aveva cominciato il trasferimento dei cani. Già allora la reazione degli animalisti fu violentissima ed infiammò l’estate lucana: migliaia di messaggi via e-mail di ambientalisti di tutta Italia, per chiedere alle istituzioni di vietare il trasferimento dei cani fuori regione. 

«Oltre 2000 i messaggi inviati via Internet al presidente De Filippo per bloccare lo spietato, crudele sradicamento dei cani dai luoghi dove sono cresciuti - questo il commento degli animalisti della Dna - ma dalle istituzioni regionali non u n’azione, non una parola». Una nuova ondata di proteste via mail si era abbattuta sulle reti lucane poco più di un mese, fa, quando i primi ventisette cani erano partiti per Cassano allo Jonio. 

Il 25 maggio scorso, dopo la nuova ondata di proteste, un barlume di speranza per i cani e per gli animalisti: la Polizia Provinciale aveva sequestrato gli animali, ospitati nei canili di Paterno e di Potenza, ipotizzando il reato di maltrattamento di animali d’affezione. Settantadue ore di speranza, in attesa della convalida o meno del sequestro da parte del magistrato. E poi la doccia fredda: sequestro non convalidato ed animali di nuovo in partenza per la Calabria. Una decisione che gli animalisti d’Italia sono decisi a ribaltare con ogni mezzo.


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SI MOBILITA IL POPOLO DI FACEBOOK
Il popolo del web si mobilita contro la deportazione dei 400 cani dalla Basilicata alla Calabria.  Sono infatti ormai 30mila per persone che hanno raccolto l’ invito su Facebook di tre gruppi: «Gruppo Aura»,“La legge è uguale per tutti», e «Ufficio diritti animali», che si sono impegnati a pagare i 20 centesimi di differenza che servono a mantenere i cani nelle strutture della Basilicata. A coordinare l’iniziativa sarà l’ideatrice stessa, Loredana Pronio, in collaborazione con la Coop.Soc.Eco di Potenza, che detiene buona parte degli animali . 

«Per fermare però definitivamente la deportazione – afferma in una nota Pronio – servirà uno sforzo in più da parte di tutti, perchè la 'provocazione' avviata sul web non servirà a molto, ma solo a far capire che non si specula sugli animali. Parallelamente è stato avviata una raccolta dati per coloro che vogliono a titolo formale 'adottare un cane a distanzà e formulare una proposta di adozione dello stesso cane. Se riusciremo ad avere abbastanza adesioni (almeno 400, pari ai cani che saranno deportati) potremo sottoporle alle autorità per far capire che comunque ci sono persone che sono intenzionate ad adottare i cani e che il loro trasferimento servirà esclusivamente a fargli perdere un occasione preziosa di adozione».

L’elenco dei cani da adottare, ricorda la Pronio può essere richiesto direttamente alla Soc.Coop.ECO a Tiera Scalo, a Potenza.
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