Potenza, dopo 35 anni si riapre il caso De Luise

di GIOVANNI RIVELLI

Il caso è riaperto. Sulla scomparsa di Ottavia De Luise, 12 anni di Montemurro, avvenuta il 12 maggio del 1975, sono ripartiti gli accertamenti. E non solo sulla carta. Ieri mattina, a Montemurro c‘è stata la prima intensa giornata di lavoro su quel «mistero » che per 35 anni è rimasto nel silenzio, senza indagini e senza nemmeno gli onori della cronaca. Direttamente sui luoghi della scomparsa ieri sono andati il pm Sergio Marotta che ha ripreso in mano quel fascicolo chiuso un anno dopo la scomparsa con dentro appena 55 pagine di accertamenti, il capo della Squadra Mobile, Barbara Strappato, e il commissario capo, Antonio Mennuti, questi ultimi reduci dai colloqui dei giorni scorsi col fratello di Ottavia, Settimio De Luise.

In pratica, sembra che sul caso De Luise si sia deciso di ripartire con il «metodo Claps» ossia analizzare tutto come se i fatti si fossero appena verificati. Così, ieri mattina la folta squadra investigativa (c’erano altri sei uomini della Mobile e due della Scientifica) è arrivata di buon ora sulla «scena del delitto» per partire dalla ricognizione dei luoghi, poi si sono acquartierati nei locali del Comune di piazza Giacinto Albini dove hanno iniziato a sentire i racconti di alcuni dei testimoni dell’epoca, a partire dalle stesse persone i cui nomi compaiono negli atti di indagine datati 1975.

Il magistrato e il capo della Mobile, in particolare, hanno voluto eseguire in prima persona un sopralluogo a poca distanza dagli uffici comunali, nei pressi di quella Chiesa del Carmine che da Montemurro porta verso Armento, e in particolare in un appezzamento di terreno nei pressi della chiesa. Un luogo ripreso e fotografato dagli uomini della scientifica, che sembra essere un luogo chiave del mistero di Ottavia. Lì, infatti, la ragazza è stata vista per l’ultima volta da Maria Cirigliano, una donna del paese che raccontò la cosa ai carabinieri. Pioveva e Maria le chiese dove andava. La ragazza rispose che doveva avvisare una famiglia residente in una vicina masseria che dall’abitazione che avevano in paese usciva acqua. La donna le consigliò di chiamarli gridando e avvisarli, per non bagnarsi a causa della pioggia, e la ragazza rispose che «era meglio andarci di persona». E si incamminò. 

Ma non è solo per questo che «la via del Carmine» è un luogo chiave della vicenda. «Ottavia - raccontò qualche giorno dopo la scomparsa sua madre - mi aveva confidato che il “viggianese” l’aveva invitata più volte ad “andare verso la strada del Carmine”». E gli stessi carabinieri, all’epoca, conclusero che la ragazzina si era avviata su quella strada «perchè doveva incontrare qualcuno». Così, ieri, l’attività di ricognizione fatta dagli investigatori ha ripercorso i momenti della scomparsa, avvalendosi anche della presenza di alcuni testimoni. (a destra la piazza di Montemurro*

Si è partiti dalla piccola casa della famiglia De Luise, in paese, da dove il 12 maggio 1975 Ottavia uscì alle 16. Quel giorno niente dopo scuola, si poteva andare a giocare con gli amici in quella piazza Giacinto Albini che dista appena una settantina di metri da casa. Lì incontrò alcuni suoi coetanei, tra cui la cugina, Lucia Rotundo, che lasciò alle 16.30. «Ora io vado in campagna a trovare il “viggianese” - le avrebbe detto a quanto riportato in un verbale dell’epoca - non dire niente a papà e mamma». Così si diresse verso la strada del Carmine per non tornare più. E da lì, oggi, 35 anni dopo, ripartono le ricerche.Che lunedì vedranno impegnati gli specialisti dell’Ert, gli esperti ricerca tracce della polizia.
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