Marito e moglie furono uccisi in auto davanti agli occhi dei figli, un delitto che fece scalpore per ferocia. Maturò in ambito mafioso, il mandante è un collaboratore di giustizia
20 Luglio 2004
POTENZA - Ritenuti dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza di essere il mandante e gli esecutori materiali dell'omicidio di una coppia di coniugi - avvenuto a Potenza la sera del 29 aprile 1997 - un collaboratore di giustizia e altri tre uomini sono stati arrestati dai carabinieri del comando provinciale del capoluogo lucano.
I coniugi furono uccisi a colpi di fucile a canne mozzate e di pistola nella loro automobile, davanti a due dei loro figli che invece rimasero illesi. Il duplice omicidio avvenne nell'ambito di contrasti nella criminalità organizzata, nella fase di nascita dell'organizzazione «Famiglia Basilischi», ritenuta di tipo mafioso.
I carabinieri hanno eseguito la notte scorsa ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse - su richiesta del pubblico ministero della Dda potentina, Vincenzo Montemurro - dal gip distrettuale, Alberto Iannuzzi.
Il collaboratore di giustizia arrestato - raggiunto dai Carabinieri in una località segreta del Nord dell'Italia - è Gennaro Cappiello, di 32 anni. I presunti esecutori materiali del duplice omicidio sono Antonio Cossidente (di 38 anni), Franco Raffaele Rufrano (38) e Claudio Lisanti (45).
Giuseppe Gianfredi e la moglie, Patrizia Santarsiero (di 39 e 32 anni), furono uccisi la sera del 29 aprile 1997 subito dopo l'arrivo nei pressi della loro casa: erano ancora in auto quando i sicari si avvicinarono e spararono diversi colpi di fucile e pistola. Sul sedile posteriore della loro automobile si trovavano due bambini, figli della coppia, di dieci e otto anni, che rimasero illesi.
Il duplice omicidio, che fece impressione a Potenza per le modalità con le quali fu eseguito, apparve subito agli investigatori dei Carabinieri e della Polizia come deciso ed attuato da spietati criminali. Secondo quanto si è appreso, Cappiello - che ordinò il delitto di Gianfredi per vendetta, perché quest'ultimo lo aveva picchiato - diventando collaboratore di giustizia riuscì a lungo ad impedire che a suo carico venissero raccolti elementi decisivi per essere accusato dell'omicidio. Nel corso degli anni, però, il pubblico ministero della Dda, Vincenzo Montemurro, e i Carabinieri del nucleo operativo del reparto operativo del comando provinciale di Potenza hanno raccolto indizi, testimonianze e riscontri che hanno portato oggi all'arresto di Cappiello, Cossidente (organizzatore del duplice omicidio), Rufrano e Lisanti, considerati gli esecutori materiali.
Il pm: «ora temo una nuova guerra» «Temo che la scadenza dei termini e la remissione in libertà di esponenti della criminalità organizzata e che la carenza di organico dei magistrati possa portare in Basilicata ad una ripresa della guerra fra clan».
E' il timore espresso oggi ai giornalisti dal sostituto procuratore della Repubblica presso la Direzione distrettuale antimafia di Potenza, Vincenzo Montemurro.
«Il ritorno in libertà di alcuni imputati - ha spiegato il magistrato - li spingerà a riprendere le attività illecite e a riottenere le posizioni che avevano: di conseguenza, gli equilibri sono destinati a mutare».
Riguardo alla carenza di organico dei magistrati, Montemurro si è limitato a far notare che «se oggi i quattro uomini arrestati dovessero già essere processati, avremmo difficoltà a comporre un collegio, in conseguenza dello scarso numero di giudici e delle previsioni della legge in ordine al regime della cosiddetta incompatibilità. La mia riflessione, quindi - ha concluso il pm della Dda - è insieme un appello, una preoccupazione e una denuncia».
I giornalisti hanno incontrato anche il Procuratore della Repubblica presso la Direzione distrettuale antimafia di Potenza, Giuseppe Galante, il comandante della Regione Carabinieri Basilicata, colonnello Nicola Improta, quello provinciale di Potenza, tenente colonnello Pietro Giuseppe Polignano, e il comandante del reparto operativo provinciale dell'Arma, maggiore Nazzareno Zolli.
Galante ha sottolineato il contributo dato alle indagini dal luogotenente dei Carabinieri, Vincenzo Anobile, che fin dall'inzio si occupò del delitto dei coniugi Gianfredi. Il colonnello Improta ha definito la conclusione delle indagini e l'arresto dei quattro presunti responsabili del duplice omicidio «un risultato altamente positivo, speriamo solo il primo di una serie nella lotta contro la criminalità organizzata che ostacola lo sviluppo della Basilicata».
Infine, Polignano ha sottolineato la delicatezza dell'operazione che ha portato all'arresto di Gennaro Cappiello, Antonio Cossidente, Claudio Lisanti e Franco Raffaele Rufrano e la collaborazione ricevuta dai Carabinieri del nucleo elicotteri di Bari e del nucleo cinofili di Tito (Potenza) dell'Arma.
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