Il gip aveva dato gli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta su presunte tangenti Eni. Con il comandante dei vigili scarcerati anche altri 4 indagati
14 Luglio 2004
POTENZA - Il Tribunale del Riesame di Potenza ha revocato stamani l'ordinanza del gip di arresti domiciliari per corruzione a carico del comandante dei vigili del fuoco del capoluogo lucano, di due dirigenti e di un'impiegata dell'Eni e del direttore di un'impresa collegata al gruppo petrolifero.
I cinque sono tornati subito in libertà. Erano stati messi agli arresti domiciliari il 30 giugno scorso, su richiesta del pm potentino Henry John Woodcock.
Secondo l' accusa, il comandante provinciale dei pompieri Antonio Barone si sarebbe fatto pagare dall'Eni due soggiorni in alberghi di Ravenna e Ischia (Napoli) per sveltire i controlli dei vigili del fuoco sugli impianti dell'azienda petrolifera (che nel potentino sfrutta gli unici pozzi di petrolio italiani). Secondo l'accusa, per favorire l'Eni sarebbe anche stato sostituito un documento in un fascicolo dei pompieri.
I cinque arrestati tornati in libertà stamani sono il comandante Barone, i dirigenti dell'Eni Luigino Lusuriello e Carlo Russo e l'impiegata Roberta Angelini e il direttore tecnico della società collegata all'Eni Italfluid-Geoenergy, Roberto Sini.
Secondo il pm Woodcock, i dirigenti Eni avrebbero deciso i favori a Barone, Angelini avrebbe tenuto i contatti col dirigente dei pompieri e la Italfluid avrebbe provveduto ai pagamenti.
Una ricostruzione contestata dai difensori, che hanno sostenuto l'inconsistenza delle accuse e la mancanza delle esigenze cautelari. I legali di Barone in particolare hanno affermato che i due soggiorni in albergo a spese dell'Eni sono fatti bagatellari (ovvero di poco conto) e che non ci sono elementi per affermare che il loro assistito avrebbe poi favorito il gruppo.
«E' mia intenzione agire in tutte le sedi a tutela del mio onore e della mia reputazione infangati da una vicenda kafkiana che non auguro a nessuno». Così il comandante dei vigili del fuoco di Potenza, Antonio Barone, ha commentato, con un comunicato, la sentenza del Tribunale del Riesame potentino che ha annullato l'ordinanza di arresti domiciliari a suo carico per corruzione.
«I giudici - ha proseguito - hanno accertato che sono stato ingiustamente privato di una libertà personale prima ancora di aver avuto la possibilità di difendermi in un pubblico processo. Eppure, già diversi mesi fa avevo spiegato ogni cosa al pubblico ministero, il quale, evidentemente non soddisfatto, ha richiesto il mio arresto, ottenendolo dal gip che acriticamente recepiva le posizioni dell' accusa».
«Fortunatamente - ha concluso Barone - i Giudici terzi e imparziali del Tribunale del Riesame di Potenza hanno bocciato l'ingiustificata iniziativa imbastita nei miei confronti, restituendomi la libertà che la stessa Costituzione e tutte le convenzioni internazionali definiscono come sacra e inviolabile».
Lascia il tuo commento
Condividi le tue opinioni su