Successo lucano «Aglianico del Vulture» ora etichetta europea
di GIOVANNA LAGUARDIA L’Aglianico del Vulture prende posto tra i vini italiani a denominazione di origine controllata e garantita. A trentanove anni dal riconoscimento della doc per il corposo rosso del Vulture arriva finalmente la più prestigiosa etichetta di garanzia europea. È’ stata approvata ieri mattina a Venosa la proposta di disciplinare per la docg. Il 16 febbraio prossimo, ma a questo punto è solo una formalità, la commissione nazionale vini darà l’ok definitivo • Questa «Docg» fa onore alla storia
12 Febbraio 2010
di GIOVANNA LAGUARDIA
POTENZA - L’Aglianico del Vulture prende posto tra i vini italiani a denominazione di origine controllata e garantita. A trentanove anni dal riconoscimento della doc per il corposo rosso del Vulture arriva finalmente la più prestigiosa etichetta di garanzia europea. È’ stata approvata ieri mattina a Venosa la proposta di disciplinare per la docg. Il 16 febbraio prossimo, ma a questo punto è solo una formalità, la commissione nazionale vini darà l’ok definitivo. Subito dopo il discplinare sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Se entro trenta giorni non ci saranno reclami, la docg sarà definitivamente sancita da un decreto ministeriale.
Le prime bottiglie «vip», contraddistinte da una fascetta identificativa sul collo, però, si potranno stappare soltanto tra quattro anni: per il docg «Superiore», infatti, è richiesto un invecchiamento di tre anni, mentre per il «Riserva » bisognerà aspettare cinque anni. Il lungo percorso di avvicinamento alla docg era iniziato nel 2006, con la costituzione di un gruppo di lavoro coordinato dalla Camera di Commercio di Potenza e composto dalla Cantina di Venosa, dall’Alsia, da Cia, Coldiretti e Confagricoltura, dal Consorzio di Tutela dell’Aglianico del Vulture Doc e dal Consorzio di Valorizzazione «Qui Vulture». All’Alsia era stato affidato il compito di avviare e di seguire l’iter di presentazione della domanda. Ora, dopo quattro anni di intenso lavoro, l’iter è concluso. In Basilicata la superficie investita a vigneto è di circa 4mila ettari, per una produzione complessiva di 230mila ettolitri di vino, di cui la gran parte pregiato.
Oltre all’Aglianico del Vulture, infatti, ci sono anche le doc «Terre dell’Alta Val d’Agri», Matera e Grottino, la più recente. Attualmente sono una sessantina le aziende che producono Aglianico del Vulture a denominazione di origine controllata, con 141 etichette differenti e un totale di 3 milioni 600 mila bottiglie prodotte all’anno. È chiaro, però, che soltanto una piccolissima parte di queste potrà fregiarsi della docg, vuoi per la necessità di soddisfare rigidi parametri organolettici, vuoi perchè i produttori che sceglieranno la denominazione di origine controllata e garantita dovranno tenere immobilizzato il capitale vino per un lungo periodo. È indubbio comunque che il riconoscimento della docg costituisce, oltre che un traguardo di prestigio, un volano per lo sviluppo dell’intera economia vitivinicolo, come dimostra anche l’entusiasmo che hanno dimostrato i produttori lucani alla prospettiva di entrare finalmente nell’Olimpo dei grandissimi vini.
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